16 Maggio 2015

La Banca di Prato getta la spugna: “Alla città forse non interessa avere un suo istituto di credito”


A pochi giorni del termine ultimo per la raccolta del capitale sociale, il Comitato fa sapere che non è riuscito a raggiungere la quota minima richiesta dalla Consob per aprire il primo sportello. “A Prato forse non interessa avere una sua banca. Eppure in tanti rimpiangono CariPrato”.

L’impresa è stata solo sfiorata. Il Comitato Promotore della Banca Popolare di Prato comunica che il quantitativo minimo di capitale sociale necessario per attivare una vera banca del territorio non è stato raggiunto.
La raccolta si è fermata intorno a 6 milioni e mezzo di euro, sottoscritti da oltre 500 soci, tra persone fisiche e giuridiche. La cifra minima per aprire il primo sportello, tuttavia, è pari a 10 milioni.
“Per la maggior parte – fa sapere il Comitato – si tratta di promesse su carta: abbiamo preferito, in accordo con i sottoscrittori, non procedere con la registrazione ufficiale prima del raggiungimento dei 10 milioni, al fine di non far versare agli interessati, in caso d’insuccesso, neanche le spese notarili”. Una scelta volta alla massima tutela dei sottoscrittori e dei loro capitali.

Il Comitato esprime grande rammarico per non aver centrato l’obiettivo, ma tiene a precisare che “con quanto raccolto sarebbe possibile dare avvio a una BCC (capitale minimo 5 milioni), ma anche a una popolare, non fossero cambiate le regole durante l’attuazione del progetto”.
Fino al 2013 (il Comitato Promotore della Popolare di Prato è nato a cavallo tra il 2011 e il 2012), per dare avvio a un’azienda di credito popolare erano sufficienti “solo” 6 milioni di euro. Soglia portata a 10 milioni sotto il Governo Monti, ma “le norme in ambito creditizio sono in continua evoluzione – nota il Comitato – come si è potuto evincere dalla trasformazione in SpA imposta ad alcune banche popolari attraverso un recente decreto governativo”.

Nelle ultime settimane, anche a causa del crescente scontento per il deprezzamento delle azioni della Banca Popolare di Vicenza, molte nuove persone si sono avvicinate al progetto, ma il tempo non ha permesso il concretizzarsi di un numero sensibile di trattative. “Dispiace osservare così tanti soci di una nota banca – sottolinea il Comitato – amareggiati, per non scrivere furiosi, a causa delle recenti decisioni prese dal loro istituto di credito. Decisioni che hanno causato un deprezzamento delle loro quote prossimo al 25%. Una notevole perdita economica per i cittadini, le imprese e anche per la Fondazione Cassa di Risparmio, che ha visto volatilizzarsi circa 5 milioni di euro”.

In una nota il Comitato promotore della Banca di Prato polemizza con istituzioni e associazioni di categoria: “Adesso sono pronte ad attivarsi nei confronti della BpVi, minacciando azioni legali come una classaction, ma forse è lecito chiedersi se non fosse stato meglio dare supporto fin dal principio al progetto della Popolare di Prato, piuttosto che muoversi oggi, probabilmente in ritardo, contro un’azienda creditizia che prometteva, a più riprese e con progetti arrembanti, di tornare a investire sul territorio”.

“Onestamente – fa sapere il Comitato Promotore – quanto accaduto, le cui ripercussioni sono evidenti oggi più di ieri, non ha spostato di un centimetro il nostro percorso, il cui fine era realizzare una banca che potesse investire a Prato ogni centesimo raccolto a Prato. Certo siamo stati l’unico progetto di startup bancaria territoriale in Italia a non aver ricevuto il supporto, e neanche il patrocinio, delle associazioni di categoria e delle Istituzioni. Questo non spiega la mancata riuscita dell’iniziativa, ma è solo un dato oggettivo che ci preme ricordare”.

In leggero anticipo rispetto alla scadenza della raccolta, fissata dalla Consob per il prossimo 20 maggio, il Comitato Promotore della Banca Popolare di Prato – che avrebbe avuto come stemma il Castello dell’Imperatore – getta dunque la spugna e ringrazia le oltre 500 tra persone fisiche e aziende che hanno sottoscritto una o più quote di capitale.
Considerando però la situazione esplosiva intorno alla principale azienda di credito presente in città, viene da chiedersi se il Comitato non possa riprovarci. “Abbiamo attivato questo progetto – conclude il Comitato – con spirito di servizio nei confronti dei pratesi, specialmente di quelli scontenti della chiusura di CariPrato, ma avevamo messo nelle mani della città i destini di questa iniziativa, capace di attivarsi solo attraverso un coinvolgimento massiccio di cittadini, imprese ed enti. Coinvolgimento al quale abbiamo assistito solo a tratti e in modo disordinato. Questo ci porta ad una domanda: a Prato interessa avere una sua banca di riferimento oppure no? Però la nostra segreteria ha ricevuto, e sta ricevendo, molte telefonate d’incoraggiamento. In tanti ci stanno invitando a non mollare. Quindi conserveremo questo patrimonio di esperienze e contatti gelosamente e con tutti i crismi normativi. Un giorno, forse, i tempi saranno maturi per restituire a Prato un’azienda di credito pensata esclusivamente per dare impulso all’economia del suo territorio e ai progetti di vita dei suoi cittadini”. Parole che suonano come una chiusura non totale verso un nuovo tentativo per ricreare una banca locale di ampio respiro, come fu, a suo tempo, la CariPrato.

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