Occupazione, segnali di ripresa dopo sei anni: mille nuovi contratti a tempo indeterminato. Giovani sempre in difficoltà


Il mercato del lavoro a Prato cambia marcia. Dopo lunghi anni di segni meno, il confronto fra avviamenti e cessazioni dei contratti di lavoro – riferito al primo trimestre 2015 – registra, per la prima volta dal 2009, un saldo positivo: sono stati, infatti, 11.626 i nuovi contratti sottoscritti nei mesi di gennaio, febbraio e marzo di quest’anno, contro gli 11.355 rapporti di lavoro cessati.

Una fotografia incoraggiante, quella tracciata dal report della Provincia, soprattutto perché i numeri buoni sono quelli degli italiani, che (a differenza degli orientali) guadagnano mille contratti a tempo indeterminato rispetto agli ultimi tre mesi del 2014. Gli avviamenti, in questo caso, passano da 544 a 1.560, sintomo di un mercato che si sta vivacizzando e sta cogliendo le opportunità offerte dalle normative vigenti, prima fra tutte la Legge di Stabilità che col taglio dei contributi rende i contratti a tempo indeterminato più appetibili per i datori di lavoro.

“Gli italiani che possono beneficiare del contratto a tempo indeterminato sono soprattutto operai specializzati, qualificati, impiegati, ma non si escludono nemmeno giovani – precisa Michele Del Campo, direttore della FIL – Centro per l’Impiego -. Circa il 70% di loro ha una professionalità media o medio-alta. In ogni caso, nonostante la crisi, questi dati dimostrano che il distretto sta dando segnali precisi in termini di occupazione”.

Lo studio fa poi un passo indietro, analizzando l’intero 2014. Un anno che chiude con un saldo negativo, ma più contenuto rispetto alle stagioni precedenti: si passa, non a caso, dai -7.674 contratti del 2013 ai -2.138 del 2014. Il volume degli avviamenti è stabile ma a calare sono le cessazioni, scese da 52.722 a 46.458.

9.166 sono le aziende che hanno assunto nel 2014. L’industria e il manifatturiero resistono: nell’industria, in particolare, la performance migliore è quella dell’abbigliamento, un dato influenzato dalle assunzioni nelle aziende cinesi, mentre il tessile soffre ancora. Una crisi che riguarda da vicino anche altri settori produttivi.

“Il rapporto fra avviamenti e cessazioni è negativo per il commercio, sia al dettaglio che all’ingrosso, negativo anche il comparto della logistica e dei trasporti e un po’ la sanità”, sottolinea sempre Del Campo.

Per quanto riguarda i tipi di contratto, in caduta libera l’apprendistato, ma brutte notizie arrivano anche per il tempo determinato. Inversione di tendenza, invece, per il contratto indeterminato, che conquista 421 contratti, nella maggior parte dei casi attivati nelle fabbriche cinesi.

A scontare gli effetti della difficile congiuntura economica sono infine proprio loro: i giovani. Quasi duemila i contratti persi nel 2014, concentrati nella fascia d’età tra i 16 e i 29 anni. E questo, nonostante l’impegno svolto, fra le tante opportunità, dal servizio tirocini. Ammontano a 896 i tirocini attivati nel 2014 dalla FIL: esperienze che quasi nel 50% dei casi si sono concluse con l’attivazione di un rapporto di lavoro di varia natura. Ma questo non basta.

“Ci vuole – conclude Del Campo – anche un patto, per così dire, con gli imprenditori che devono prendersi cura di formare questi ragazzi e di avviarli alla produzione. A loro volta, i giovani devono mettersi in gioco ed essere più disponibili ad accettare il lavoro e non il posto”.

Giulia Ghizzani

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