Tasse insostenibili per le aziende pratesi: lavorano fino all’8 agosto solo per pagare il fisco


Dal primo gennaio fino all’8 agosto a Prato imprenditori e artigiani lavorano solo per pagare le tasse. Il peso del fisco, per le aziende pratesi, è pari al 60,4% del reddito. Un dato che, secondo l’osservatorio nazionale di Cna sul peso del fisco per le imprese (Total Tax Rate), fa guadagnare alla nostra città il quinto posto in Toscana e il 74esimo in Italia per ammontare complessivo delle imposte, pur attestando che a Prato il peso delle tasse risulta inferiore di circa il 2% rispetto alla media nazionale. In ogni caso una percentuale troppo elevata, che rischia di tarpare le ali a nuovi investimenti e di affossare definitivamente le imprese che hanno resistito, con fatica, alla crisi. Per esplicitare meglio quanto il fisco influisca sul reddito delle aziende è utile l’esempio tipo preso in esame dall’osservatorio nazionale, cioè un’individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 metri quadri ed un negozio destinato alla vendita di 175 mq e dispone di macchinari, attrezzature, mobili e macchine d’ufficio e di un automezzo per il trasporto. Il reddito imponibile annuo in questo caso è di 50mila euro, che dopo le imposte si riduce ad appena 19800 euro circa, cioè l’equivalente di 1600 euro al mese: “Lo Stato continua ad essere il socio occulto di maggioranza di tutte le imprese. Stiamo parlando di imprenditori che rischiano capitali propri per mettersi in tasca, nella migliore delle ipotesi, un buono stipendio da dipendenti – precisa Cinzia Grassi, direttore generale di Cna – In questo modo non è possibile incentivare lo sviluppo di nuova imprenditoria”. E vero che rispetto al 2014 la situazione è lievemente migliorata, visto che lo scorso anno il peso fiscale incideva sul reddito delle aziende pratesi per il 62,6%, ma è altrettanto vero che questo lieve miglioramento è imputabile esclusivamente alla diminuzione dell’Irap: fatto che, unito agli ulteriori tagli previsti per le casse degli enti pubblici fa crescere le preoccupazioni delle associazioni di categoria: “Il taglio dell’Irap ha avuto un piccolo effetto benefico, che rischia di essere subito vanificato se il Comune e la Regione decideranno di ritoccare verso l’alto i tributi locali per compensare i tagli nei contributi statali – precisa Claudio Bettazzi, presidente di Cna – Il passo avanti poteva essere ancora più corposo se contemporaneamente non fossero aumentati i prelievi dell’Irpef e dei contributi previdenziali degli imprenditori. Questi dati fanno tremare i polsi”. Le tasse eccessive rischiano insomma di essere il vero freno ad una timida ripresa del lavoro e dell’imprenditoria, sommate al ritardo nei pagamenti, ormai assestato sui 120 giorni, e alle difficoltà nel reperire credito dalle banche: per questo Cna chiede soluzioni rapide e avana alcune proposte: “L’Imu sui fabbricati produttivi e sugli immobili strumentali alle aziende andrebbe almeno dimezzata e resa deducibile dal reddito di impresa e dall’Irap – conclude Bettazzi – Servono modifiche serie al regime dei minimi, in modo da tassare solo i redditi incassati e serve che la Tari sia basata sulla quantità e qualità dei rifiuti prodotti, non sui metri quadri occupati, visto che già si paga lo smaltimento di rifiuti speciali”. 

Subscribe
Notificami
guest
3 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
bob
bob
8 anni fa

non siamo un paese a misura di “imprenditore”, nonostante tutta la “schiavitù” che sta arrivando con i barconi e soprattutto a causa della mafia
VERGOGNA ! un paese rovinato dalla mafia !!

uomolota
uomolota
8 anni fa

grazie biffoni e tutta la giunta…

iena71
iena71
8 anni fa

la colpa e la nostra quando si va a votare ..