Si ammalano in modo silente ma non per questo meno pericoloso. Quasi il 5% della popolazione pratese ha un danno alla funzionalità renale e, spesso, non ne è a conoscenza. Tradotto: tra i 10mila e i 12mila cittadini soffrono di problemi di tipo nefrologico, con un rischio di incorrere in infarti ed ictus 30 o 40 volte maggiore rispetto a un soggetto sano.
E’ da qui che si deve ripartire per fare prevenzione: ne è convinto il professor Marcello Amato, direttore di Nefrologia e coordinatore dei Dipartimenti ospedalieri, che dopo 26 anni alla guida dell’Unità operativa – nata contestualmente alla nomina di primario – lascia il timone di un fiore all’occhiello della sanità pratese.
Ad agosto il medico, molto stimato anche a livello internazionale, andrà in pensione. Saluta una struttura che registra 26mila trattamenti di dialisi all’anno e che segue 170 pazienti dializzati e 40 trapiantati.
“I primi anni sono stati di assestamento – ricorda il professor Amato – per capire quale era il trend in un momento in cui il numero dei dializzati cresceva in maniera consistente: siamo passati nel giro di circa quindici anni da 60 a 180 malati. In seguito abbiamo lavorato per intercettare le prime avvisaglie di malattia renale facendo molti passi in avanti. Abbiamo dato vita a una struttura solida per cui il numero dei pazienti che in questi anni entra in dialisi è pari a quello che ne esce per trapianto o altri eventi”.
E se le liste d’attesa contano ancora una media di 180 giorni, è anche vero che i 7 medici dell’unità, assieme ai 54 infermieri operativi, hanno sempre saputo fronteggiare e dare risposte all’urgenza in meno di 24 ore. Nessuna criticità, dunque, per una realtà che si trova a fare i conti adesso anche con una pericolosa abitudine della comunità cinese.
“Loro usano in particolare delle erbe nella loro alimentazione. Molte non le conosciamo – rimarca il professore – ma una abbiamo imparato bene a conoscerla. La assumono nelle diete dimagranti e in sei mesi porta i soggetti che ne fanno uso alla caduta della funzionalità renale e alla dialisi”.
Non ultima, la ricerca: entro il 2017 verrà completata una sperimentazione da parte dell’unità operativa che porterà al superamento dell’Epo per il trattamento dell’anemia. Il professor Amato continuerà a collaborare a titolo gratuito e in forma volontaria con l’Asl per portare avanti progetti nel campo dell’indagine medica.
Giulia Ghizzani