3 Luglio 2015

Caos Atene: ore di attesa per i greci che vivono a Prato, tra favorevoli e i contrari all’accordo di salvataggio


Si dividono, al solito, tra filo-europeisti e sostenitori di Tsipras: i greci, naturalizzati pratesi, guardano con angoscia e preoccupazione al destino del loro paese d’origine. Osservano le immagini che scorrono in tv e vivono in un’attesa febbrile i giorni che separano la nazione dall’appuntamento referendario del 5 luglio.

Il rischio insolvenza è alto, ma anche l’ipotesi di uscire dall’Euro non appare certo meno confortante. Una possibilità che, tuttavia, non spaventa Charalampos, per gli amici Labis. Venticinque anni trascorsi a Prato a fare l’elettricista e nel sangue l’impronta dell’isola di Zante.

“Io voterei ‘no’ – spiega Charalampos Giatras – perché non possiamo sempre abbassare la testa di fronte alla Germania. So che questo potrebbe avere dei risvolti seri per la Grecia ma ricordiamo che sono già cinque anni che ad Atene più di 3mila persone vanno a consumare i pasti alla mensa dei poveri oppure non hanno abbastanza soldi per mandare i figli a scuola. Peggio di così non credo possa andare. Ci vuole un’Europa diversa altrimenti, meglio restare fuori dall’Eurozona”.

Tra i 20mila scesi in piazza per il “Sì”, ci sarebbe stato invece anche lui: lo psicologo Ioannis Anifantakis, residente in città da vent’anni e d’accordo a sottoscrivere il piano con i creditori pur di non vedere la Grecia piombare nell’abisso del default. Ioannis tiene tra le mani uno scritto e si emoziona rileggendo le parole contenute nel discorso di Pericle agli ateniesi. Un invito datato 461 A.C ma quantomai attuale perché incentrato sul senso di appartenenza e democrazia.

“Lo scorso fine settimana ero a Salonicco per lavoro – ricorda il medico – e ho visto in diretta quello che è successo. Le file ai bancomat, la gente in panico per prelevare denaro. Ragionando a fondo sui motivi del referendum, si capisce che uscire dalla moneta unica sarebbe un grande problema. Io sono pro-Europa, consapevole però che in questi anni su molti temi scottanti, dall’economia all’immigrazione, a Bruxelles hanno lavorato male. Si è prestato troppa attenzione a questioni secondarie e non a fenomeni cruciali. Adesso ne paghiamo le conseguenze”.

‘Se fallisce l’Euro, fallisce l’Europa’, ha ammonito giorni fa Angela Merkel. In attesa di una sospirata soluzione condivisa che consenta un salvataggio in extremis, il pensiero corre già alla Grecia che verrà: messa in ginocchio a livello finanziario o capace, nonostante tutto, di rialzarsi in piedi, ma comunque – pur sempre – “casa”.

“Penso e voglio tornare in Grecia – conclude Charalampos -. Magari in pensione”.

Giulia Ghizzani

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