18 Luglio 2015

Cinema, Pieraccioni parla del nuovo film: “L’idea mi è venuta al carcere di Prato”. E Giovanni Veronesi firma la sceneggiatura


Leonardo Pieraccioni parla del suo nuovo film Il Professor Cenerentolo (in uscita a dicembre) e confessa che tutto è nato all’interno del carcere di Prato. Nell’intervista all’Ansa, spiega che l’idea “è venuta una sera che ero andato al carcere di Prato per una proiezione de I Laureati. Al buffet parlavo con tutti, non sapendo se erano assessori che potevano uscire o assessori che restavano tra le sbarre” dice sorridendo.  Nell’intervista Pieraccioni spiega che questo realizzato a 50 anni è “il film della svolta”, “una commedia cattiva, spietata, ruvida e forse anche molto più comica, pur restando per tutta la famiglia”. Nel cast, fra gli altri, anche l’amico Massimo Ceccherini, Flavio Insinna e Davide Marotta; Pieraccioni spiega di essersi regalato ”un personaggio totalmente diverso, un disgraziato. Un ruolo piu’ aggressivo che mi sta divertendo molto. E’ catartico, perché in realtà il cattivo sono io e il buono è Ceccherini”. Basta quindi ”con le commedie sentimentali recitate con l’aria ingenua”. Anche perché ”il corteggiamento oggi è cambiato, ho tante amiche stanche di uomini che regalano fiori”. Finalmente ”faccio un film di quelli che amo di più, alla Soliti ignoti, quelli sui disgraziati che si trovano a organizzare un colpo”. Sempre nell’intervista, Pieraccioni parla di Umberto, il protagonista, ‘un uomo come tanti oggi, che lavorano lavorano ma non vengono pagati. Allora per salvare la sua azienda prova a sfondare il muro di una banca, ma come tutte le persone perbene, non lo sa fare, viene arrestato e finisce in prigione”. Proprio fra le mura del carcere di Ventotene (ricreato per gli esterni sull’isola, dove hanno girato per tre settimane, e per gli interni a Roma) Umberto, che di giorno lavora nella biblioteca del paese, in una sera di dibattito aperto incontra Morgana (Laura Chiatti), una ragazza piena di sorprese. ”I due si incontrano, si ‘annusano’, si capiscono” dice. Il titolo del film ”viene dall’equivoco che nasce fra di noi. Lei pensa che io in carcere ci lavori soltanto, ma quando mi incontra sparisco sempre a mezzanotte, l’ora in cui scadono i miei permessi”. Un’idea di trama che al regista, coautore della sceneggiatura con Giovanni Veronesi e Domenico Costanzo, “è venuta una sera che ero andato al carcere di Prato per una proiezione de I Laureati. Al buffet parlavo con tutti, non sapendo se erano assessori che potevano uscire o assessori che restavano tra le sbarre” dice sorridendo. Altro tema della storia, l’amore paterno del protagonista per la figlia quattordicenne: ”Nel film si chiama Martina, proprio come mia figlia che di anni ne ha cinque”.

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