BpVi, Zonin verso le dimissioni. E la Banca d’Italia rivela tutte le irregolarità: “Già nel 2001 contestammo il valore delle azioni”


Mentre a Vicenza, la stampa locale dà per certe le imminenti dimissioni del presidente Gianni Zonin (nella foto con l’ex dg Sorato) e la successione alla guida della BpVi da parte del vicepresidente di Confindustria Stefano Dolcetta, Bankitalia con una nota ufficiale (leggi il documento integrale) risponde alle accuse di non essersi accorta negli ultimi anni delle pratiche che hanno portato la Procura vicentina ad indagare i vertici della Banca per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.

Valore delle azioni “gonfiato”
Secondo la ricostruzione di Palazzo Koch, fin dal 2001 la Banca d’Italia ha ravvisato l’assenza di criteri obbiettivi per la determinazione del prezzo delle azioni della Banca Popolare di Vicenza. Da allora, in tre diverse ispezioni, sono state mosse censure ed elevate sanzioni a carico degli amministratori della BpVi, proprio perchè in anni in cui il prezzo delle azioni aumentava (su proposta – come da statuto – degli stessi amministratori e approvazione dall’assemblea dei soci), continuavano a mancare “valutazioni rigorose” e il “parere di esperti indipendenti” sulle quotazioni.
Nel 2009 – fa sapere ancora la Banca d’Italia – la Popolare di Vicenza “non aveva ancora adeguato, nonostante i richiami, il prezzo delle sue azioni a una redditività che si era nel frattempo ridotta. Sollecitata sul punto, la BpVi si impegnò a ricorrere a un consulente esterno”. Cosa che avvenne soltanto nel 2011. “Il prezzo delle azioni – fino a quel momento aumentato – rimase da allora fermo a 62,5 euro per quattro anni di seguito, per poi scendere, nel 2015, a 48 euro” chiosa Palazzo Koch.

Riacquisto azioni proprie senza l’autorizzazione di Bankitalia
Bankitalia ha rilevato irregolarità anche sulla questione del riacquisto azioni proprie da parte della Banca Popolare di Vicenza. Fino al 2013, la Vigilanza doveva essere interpellata e decidere se dare o meno l’autorizzazione solo se i riacquisti superavano il 5 per cento del capitale. Dal 2014 la legge ha esteso l’obbligo di autorizzazione di Bankitalia in ogni caso. “Il criterio per decidere se autorizzare o no è puramente di natura prudenziale – si spiega nella nota -. Nel momento in cui la banca riacquista le proprie azioni dai suoi soci riduce il patrimonio e ciò deve essere attentamente valutato dalla Vigilanza”. Anche in questo caso, nel 2014, è emerso che BpVi acquistava azioni proprie senza aver prima richiesto l’autorizzazione alla Vigilanza.
Bankitalia ha dunque atteso l’entrata in vigore del Meccanismo unico europeo di Vigilanza (novembre 2014) e a gennaio scorso è scattata una nuova ispezione congiunta con la Bce che ha ravvisato altre irregolarità, circa le modalità di aumento di capitale sociale, poi finite all’attenzione della magistratura.

La vendita di azioni della Banca legata a finanziamenti
Bankitalia precisa che la prassi di accordare finanziamenti ad un cliente in coincidenza con l’acquisto da parte sua di azioni della banca stessa è legittima se autorizzata dall’assemblea straordinaria (nel rispetto delle condizioni dell’art. 2358 del codice civile). Ciò che non è consentito, e che invece la Popolare di Vicenza ha fatto, è conteggiare nel patrimonio di vigilanza le azioni acquistate grazie a un finanziamento della stessa banca emittente. “La ragione – scrive Bankitalia – è evidente: il patrimonio è considerato da quelle regole il primo cuscinetto di sicurezza per assorbire eventuali perdite; esso deve essere costituito da risorse vere, non a elevato rischio di essere vanificate da un finanziamento non restituito”.

I meriti che si arroga Bankitalia
Alla fine della nota stampa, Bankitalia si assume i “meriti” degli ultimi accadimenti in BpVi, che hanno portato alla pesante svalutazione degli investimenti dei soci, un pesante taglio del personale e delle filiali, ma forse hanno assicurato un futuro alla Banca Popolare di Vicenza.
“Il risultato dell’ispezione di quest’anno presso BPV e le conseguenti decisioni del Consiglio di Vigilanza del Meccanismo di vigilanza unico europeo hanno imposto alla banca di ricostituire i margini patrimoniali regolamentari. L’alta dirigenza di BPV è stata rinnovata. La banca ha recentemente deliberato la trasformazione in S.p.A., un aumento di capitale e la quotazione delle azioni; ciò assicurerà trasparenza alla formazione del prezzo e liquidità all’investimento in azioni”.
Tra le rivendicazioni di Bankitalia c’è anche quella di essersi opposta, negli ultimi anni, a numerose ipotesi di acquisizione di altre banche, e di aver adottato misure restrittive relative alla dotazione patrimoniale e alla struttura del gruppo.

Segreti d’ufficio e questione trasparenza
Ciò che resterà indigesto ai soci della Popolare di Vicenza è il fatto che gli esiti delle ispezioni di Bankitalia (sette nell’ultimo decennio) non siano stati resi noti. “Diversi problemi sono stati risolti, senza che la Vigilanza potesse darne pubblica evidenza, in ossequio alle norme vigenti sul segreto d’ufficio”. E intanto i soci di BpVi, viste le previsioni di un valore reale del titolo di poco superiore ai dieci euro, han perso quasi tutti i loro investimenti.

Dario Zona

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pisolo
pisolo
8 anni fa

Mi sembra giusto che si parli di avvicendamento con Dolcetta proprio in questi giorni, infatti questi sono i giorni di Dolcetta scherzetta. Sarebbe scherzetto, mannaggia la rima con Dolcetta!

manolo
manolo
8 anni fa

Quello che bisognerebbe indagare e capire in tutti questi anni con i soldi truffati (aggiottati) sulle somme delle azioni supergonfiate cosa ne hanno fatto,tipo comprato palazzi
, terreni, vigneti,partecipazioni in ogni dove e di ogni tipo. Manie di grandezza e di espansione (dichiarava )”la Bpvi arriverà a 1000 sportelli “tanto con il teorema messo in atto Dell’ingannopoli a loro (I COMPARI)non costava niente bastava dire ai 119.000 coglioni che le azioni avevano un valore del doppio di quello che valevano. BENE E SU QUESTO CHE Bankitalia, Consob, e altri organismi di controllo devono essere CONDANNATI senza se e senza ma. Come hanno potuto una volta venuti a conoscenza di tutto questo lasciare che in questi anni l’inganno (scientemente e coscientemente )studiato a tavolino venisse perpretrato senza intervenire o rendere pubblico tutto ciò, questo si chiama CONNIVENZA e quindi la galera e la restituzione del maltolto deve essere la unica forma di giustizia per le migliaia di risparmiatori onesti, ignari e incolpevoli.119.000 soci stiamo lottando per avere giustizia, non perché sono diventati pazzi tutti in un colpo. MOLLARE MAI!!!!!!!!!!!!!!!!!!

manolo
manolo
8 anni fa

Sono sempre stato contrario alle dimissioni di chi ha nei fatti ha causato i danni. Personalmente credo che chi ha sbagliato debba rimanere fino a quando non venga arrestato per i danni che ha causato in modo da potersene rendere conto e poter sentire tutto il disprezzo la rabbia di tutti i 119.000 soci . Dimettersi per lui e i suoi compari sarebbe un grosso sollievo per loro e le loro conoscenze, semmai né hanno avuta qualcuna.