11 Ottobre 2015

I pistoiesi in soccorso del Politeama. Roberta Betti ironizza: “Ai pratesi interessa ancora?”. Intanto viene meno il contributo della Provincia


Se in soccorso del Politeama arrivano… i pistoiesi. Roberta Betti, storica presidente del teatro di via Garibaldi, sorride con una punta di amarezza: “questa è l’ironia della sorte, pare proprio che ai pratesi questa istituzione culturale invidiata in tutto il mondo non interessi più”. Ieri, sabato 10 ottobre, è andato in scena lo spettacolo “Gran Caffè Concerto Italia”, curato – è vero – dall’associazione Pratolirica, ma prodotto e realizzato dal Gad Città di Pistoia, che ha deciso di devolvere l’intero incasso della serata al Politeama. “Di qui passano tante persone, tante compagnie, ma sono poche quelle che lasciano un contributo”, dice Roberta Betti.
Eppure la vicende dell’ex cinema teatro Banchini raccontano una storia d’amore con la città che ancora oggi commuove la Betti, che fu tra i principali artefici della sua rinascita. L’immobile fu acquistato proprio grazie alla sottoscrizione di centinaia di pratesi che si autotassarono per rilanciarlo e trasformarlo nell’odierno Politeama ma soprattutto per non farlo diventare un centro commerciale.

Sulla testa, anzi meglio dire sulle casse del teatro, pendono ancora due mutui: il primo fu acceso per finanziare l’acquisto del piano terra, dove ci sono l’ampia sala, il palco e i camerini; il secondo serve ad acquistare il piano di sopra, dove si trova il Ridotto. “Ci mancano solo quattro anni per finire di pagare il primo mutuo, quello più oneroso e imporatante – dice Roberta Betti – e siamo molto preoccupati perché il futuro è sempre più incerto”. Con la nuova riforma delle Province e il conseguente smantellamento dell’ente, quest’anno per la prima volta è venuto meno il fondamentale contributo di 80mila euro versato annualmente da Palazzo Buonamici. Un problema non da poco se si pensa che questa cifra rappresenta la principale contribuzione pubblica, mentre l’altra è quella del Comune, socio di maggioranza del teatro, che garantisce 75mila euro. “Non so proprio dove potremo trovare questi soldi”, afferma la Betti, che aggiunge: “per prima cosa mi vorrei rivolgere al Comune ma anche ai pratesi”. Già, i pratesi, gli stessi che in passato si frugarono in tasca per salvare il teatro. “E lo fecero tutti – sottolinea la presidente – dagli industriali agli operai. Conservo ancora una lettera di un anziano che mi disse di aver donato solo 7mila lire, allora ogni azione ne costava mille, e non 10mila perché la mattina dopo avrebbe dovuto comprare il latte e il pane. Fu una dichiarazione d’amore per il Politeama che mi commuove ancora”. E oggi? “Non vedo più quell’interesse di una volta – dice ancora – sono avvilita, il mondo si può salvare solo con la cultura e Prato sembra non averlo capito, né ha capito il gioiello che rischia di perdere”. La speranza della Betti, sempre battagliera e ricca di idee per sostenere il suo amato teatro, è di avere una risposta dalla città. E se i soldi non dovessero arrivare? “Vorrei rivolgere questa domanda al Comune che detiene il 35% della società Politeama Pratese. Serve solo la volontà di fare qualcosa, forse basterebbe un concerto in meno in piazza Duomo”, conclude la Betti con una provocazione.

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Pisolo
Pisolo
8 anni fa

Cara Betti si invitano i Negramaro che un si sa
neanche chi siano ed altri gruppi ,chiamamoli musicali per compassione, ma che non fanno musica, ma casino che disturba il sonno dei pratesi e non solo, ma ci si sente per questo all’avanguardia e si fa morire un locale storico e prestigioso. Vada avanti, grande Betti i cittadini pratesi sono con lei e risponderanno ai suoi appelli!