29 Dicembre 2015

Inchiesta estorsione BpVi: gli imprenditori costretti a comprare azioni pari al 10% del valore dei fidi


Dopo le perquisizioni alle filiali pratesi e i primi interrogatori arrivano riscontri all’inchiesta della Procura di Prato che vede indagati undici funzionari e dirigenti della Banca Popolare di Vicenza, accusati di estorsione ai danni di una quindicina di imprenditori pratesi, costretti ad acquistare azioni della banca per vedere mantenuti affidamenti o rinnovate linee di credito. Dall’esame di documenti e mail interne, estratte dai server sequestrati dai finanzieri, emergerebbe una precisa catena e trasmissione di comando sulle prassi commerciali da mettere in atto. Azioni che secondo l’inchiesta condotta dal procuratore capo Giuseppe Nicolosi e il sostituto Laura Canovai, avrebbero travalicato le normali “trattative” d’affari, fino a configurare un vero e proprio reato. Dai primi accertamenti è emerso che i funzionari chiedevano agli imprenditori di acquistare azioni per un importo pari al 10% dei fidi concessi dalla Banca.
Azioni il cui valore è sceso negli scorsi mesi dai 62,5 euro ai 48 euro, e che oggi secondo le stime degli analisti è precipitato attorno ai 10 euro. E’ stata proprio la volontà di provare a recuperare le somme perdute a spingere molti imprenditori a denunciare e ci sarebbero altri casi al vaglio della Procura. Nelle prossime settimane i magistrati pratesi si incontreranno con i colleghi della Procura di Vicenza, titolari dell’inchiesta che vede indagati per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza Gianni Zonin ed altri ex amministratori della BpVi. Secondo quanto ricostruito, come detto, la spinta per vendere azioni a imprenditori già esposti con affidamenti, sarebbe arrivata direttamente dai vertici dell’istituto vicentino che potrebbero essere chiamati a rispondere di nuove ipotesi di reato.

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