30 Gennaio 2016

Unioni civili, il “Family Day” sfila a Roma. Circa 200 i partecipanti pratesi FOTO


Il popolo del “Family Day” sfila a Roma in difesa della famiglia naturale. “Siamo due milioni”, dicono dal palco gli organizzatori mentre la marea umana dei manifestanti invade letteralmente il Circo Massimo.

In piazza sventolano striscioni, bandiere e slogan a favore “dei valori e dei diritti dei bambini”. Tra le mani alzate al cielo ci sono anche quelle di tanti pratesi – circa 200 -, partiti quasi all’alba con alcuni bus e diverse auto per raggiungere la Capitale e confluire nel maxi-corteo: la risposta alla mobilitazione “Svegliati Italia” che lo scorso sabato ha dato spazio alle istanze del mondo arcobaleno.

“Abbiamo trovato un popolo – spiega Mauro Vannini, pratese in trasferta, al momento del rientro a casa -. Questo ci ha incoraggiato. A volte ci sentiamo soli, invece a Roma eravamo una grandissima famiglia. C’erano i bambini che giocavano, i genitori che facevano conoscenza tra loro. E’ stato emozionante. Mi hanno colpito molto anche le testimonianze portate sul palco, in particolare quella di una donna americana che ha raccontato cosa accade nelle cliniche della California: là è possibile trovare non solo disponibilità a donare ovuli ma anche donne che prestano il loro corpo per forme di maternità surrogata. Una nuova forma di schiavitù”.

“Ci siamo sentiti rappresentati pienamente dalle voci che si sono alternate al microfono – aggiunge Chiara Comini, responsabile pratese de La Manif Pour Tous -. E’ stata una manifestazione pacifica, alla quale hanno voluto aderire credenti e non credenti per quella che riteniamo essere una giusta causa”.

Nel mirino, il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, soprattutto nella parte che riguarda le adozioni. Una presa di posizione che – tengono a ribadire i difensori del Family Day – non è contro nessuno: “La nostra non è una guerra”, spiega il leader della giornata, Massimo Gandolfini.

“Qualora ce ne fosse bisogno, siamo pronti a tornare a manifestare a Roma – conclude Vannini -. Vogliamo far sentire la nostra voce, provare a far capire che tutto questo non è giusto, a nostro giudizio ovviamente. Ce lo chiede la coscienza e lo facciamo per i nostri figli e i nostri nipoti”.

Giulia Ghizzani

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