7 Marzo 2016

Essere donna e poliziotto: la professione spiegata agli studenti delle superiori FOTO


Domande, curiosità, e spunti per riflettere. A cominciare dalla stretta attualità del territorio di Prato, con le sue vicende di cronaca tra spaccio, microcriminalità e le altre vicende che tengono impegnate quotidianamente le forze dell’ordine e che i ragazzi vivono attraverso le notizie – come il servizio sullo spaccio di droga nella zona del Serraglio realizzato dalle Iene – o le proprie esperienze dirette.
E’stato un confronto partecipato e attento quello andato in scena questa mattina tra una rappresentanza di poliziotte della Questura di Prato e alcune classi di studenti delle scuole superiori che hanno riempito l’auditorium del Gramsci Keynes. L’iniziativa, parte di un progetto nazionale in occasione dlela festa della donna, aveva come primo obiettivo quello di far conoscere la figura femminile nel corpo di Polizia, le diverse specializzazioni e caratteristiche, il perché di una carriera che, a livello nazionale, è stata aperta alle donne solo a partire dal 1981. La moderazione del confronto e la sollecitazione degli interventi dei ragazzi, è stata affidata a quattro giornaliste, ognuna di una diversa testata – oltre a TvPrato, erano presenti anche Toscana Tv, La Nazione e Il Tirreno.
A guidare l’incontro è stata Rita Cascella, primo dirigente della Questura di Prato, in polizia dal 1989. “Mi sono laureata a 23 anni e sono entrata subito in polizia, quando tutti mi guardavano in modo strano perché ero una ragazzina – ha raccontato – lo spunto per entrare nel corpo mi è arrivato a scuola, la volta che ho assistito a un sopruso ai danni di una mia compagna e ho deciso che da grande avrei voluto aiutrae i più deboli”. Insieme con Cascella altre cinque poliziotte, appartenenti ad altrettante squadre: la mobile (Virginia De Nanni); le volanti (Nadia Santarelli); la polizia scientifica (Mariangela Piedimonte); la Digos – Divisione investigazioni generali ed operazioni speciali (Patrizia Ristori) e l’immigrazione (Silvia Oliviero) che hanno raccontato la loro quotidianità, il perché hanno deciso di intraprendere questa carriera, le difficoltà incontrate ma anche la soddisfazione “di aiutare i più deboli”. “Qualche volta non si dorme la notte”, ha detto Virginia De Nanni, componente della squadra mobile, una squadra dove le donne non sono certo la maggioranza.
“Adesso è normale durante una rissa vedere una donna”, ha sottolineato Nadia Santarelli, che fa parte della squadra delle volanti.
Dopo un giro di presentazioni e descrizione della propria attività, i ragazzi sono intervenuti con le domande. Tra queste come si entra in polizia (“concorsi diversi a seconda del grado, dal diploma per agente semplice alla laurea per i dirigenti”); perché i controlli al Serraglio sono iniziati solo dopo il servizio delle Iene (“Eravamo presenti già prima ma solo con le investigazioni, ed è bene che non ve ne siate accorti perché vuol dire che facevamo bene con discrezione il nostro lavoro” e poi: “Pensate che non sia frustrante lavorare tanto per fermare qualcuno e il giorno dopo vederlo in libertà?”), perché se uno si droga davanti alla polizia non gli succede nulla mentre se viene beccato con della mariuana viene subito fermato (“Il consumo di droga in Italia non è reato, mentre lo è lo spaccio, e spesso la differenza è solo una questione di quantità”). Uno dei ragazzi ha chiesto conto dei due poliziotti indagati per corruzione (“Siamo noi ad aver condotto le indagini a livello interno, chi sbaglia paga senza eccezioni”). Infine un suggerimento alla scuola, per andare incontro alle situazioni di bullismo e prevaricazione che possono verificarsi tra adolescenti: “Istituite una cassettina dei segreti dove si possano raccogliere segnalazioni di eventuali maltrattamenti”, ha suggerito Cascella: “E’ un modo efficace di prevenire situazioni spiacevoli”.

Lu. Pe.

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