Sciopero del pubblico impiego, a Prato 10mila lavoratori chiedono il rinnovo del contratto nazionale


Il prossimo 3 maggio la Toscana del pubblico impiego scenderà in piazza Indipendenza, a Firenze, per chiedere al Governo di riaprire le trattative. La partita si gioca attorno al rinnovo del contratto nazionale di lavoro, cristallizzato al 2009 e che solo a Prato e provincia riguarda circa 10mila persone, tra occupati diretti e indiretti.

Un capitolo delicato, legato a doppio filo – spiegano Cgil, Cisl e Uil – all’erogazione dei servizi al cittadino, che rischiano di arretrare sul territorio e di peggiorare in qualità ed efficienza. L’invito è quindi rivolto all’esecutivo per sciogliere il blocco degli stipendi, che ha prodotto una riduzione del potere d’acquisto del comparto di oltre il 10%.

“Cinque miliardi di risparmio che lo Stato ha fatto sulla pelle dei lavoratori del pubblico impiego, che fine hanno fatto? Che strade hanno preso queste risorse? – domanda Enrica Cappelli di Cisl Fp Prato e Firenze -. Ce lo domandiamo, dal momento che la spesa pubblica in Italia continua ad aumentare a fronte invece di un servizio nettamente inferiore rispetto al passato”.

“La tendenza è ad esternalizzare moltissimi servizi – rimarca Patrizia Pini di Uil Fpl – con appalti al ribasso e contratti in cui mancano le garanzie di salvaguardia occupazionale per i lavoratori. In questo modo si cerca di risparmiare ma lo si fa a danno degli assunti, offrendo in cambio un servizio peggiore per la collettività”.

L’ondata di scioperi, iniziata nel Lazio, andrà avanti a macchia di leopardo fino alle fine di maggio. Intanto anche in città si continua a fare i conti con le carenze croniche del personale: dalla giustizia alla sanità, passando per gli Enti locali. Basti pensare che il Comune può contare su 900 addetti, a fronte di una pianta organica, sulla carta, di oltre 1.100 unità.

“A Prato viviamo su tutti i fronti una situazione drammatica – afferma Giovanni Iorio di Cgil Funzione Pubblica -. La sanità denuncia tutti i giorni le proprie lacune mentre gli Enti locali sono in grande sofferenza. Le funzioni centrali sono probabilmente il luogo in cui queste mancanze si notano in modo più marcato, l’ambito in cui lo Stato – conclude Iorio – sembra ritirarsi gradualmente da questo territorio e finire per essere completamente assente”.

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