Giulio Grossi eletto nuovo presidente Confindustria Toscana Nord: “L’Ue si opponga allo status di economia di mercato alla Cina” VIDEO


“Se alla Cina fosse conferito lo status di economia di mercato, potremmo dire l’addio definitivo agli strumenti di difesa commerciale che un qualche sollievo ce lo hanno fin qui dato: di fatto si aprirebbe la strada al dumping incontrollato. All’Unione europea diciamo: resistete, opponetevi. La Cina non ha di fatto quello status e non deve averlo nemmeno di diritto”.

Fronteggiare la concorrenza sleale della Cina. È una delle richieste più urgenti all’Unione europea contenute nel discorso di insediamento di Giulio Grossi, eletto oggi nuovo presidente di Confindustria Toscana Nord, l’associazione che riunisce gli industriali di Lucca, Prato e Pistoia e che rappresentano il 34,5% delle imprese manifatturiere regionali, con oltre 80 mila addetti (29,1% del totale regionale).

La nuova squadra di Confindustria Toscana Nord
Il neo presidente Giulio Grossi, 46 anni, titolare della storica azienda di produzione di nastri e tessuti Petri & Grossi, si è detto onorato dell’incarico e ha ringraziato i colleghi per la fiducia e Andrea Cavicchi, presidente uscente, per aver gestito il periodo transitorio immediatamente successivo alla fusione tra le tre associazioni.
Ecco alcuni degli obiettivi prioritari indicati dal presidente Grossi.

L’Assemblea dei soci di oggi, tenutasi presso la chiesa di San Francesco a Lucca, ha eletto anche la squadra di presidenza per il prossimo biennio: vicepresidenti sono il pratese Andrea Tempestini (titolare di Gastronomia Toscana) con delega al fisco, e il pistoiese Daniele Matteini, con delega a innovazione, ricerca e sviluppo. Consiglieri delegati sono il pratese Francesco Marini, di Marini Industrie, che seguirà internazionalizzazione e crescita, e Cristiana Pasquinelli (education). A Stefano Varia, già membro di diritto del Consiglio di presidenza in quanto presidente di Ance Toscana Nord, è stata attribuita la delega per le infrastrutture.

Sotto l’intervista al vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Andrea Tempestini

L’Europa e la crescita, un binomio ancora possibile
Tema centrale della parte pubblica dell’Assemblea, alla quale hanno partecipato quali relatori il vicepresidente di Confindustria Stefan Pan e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, è stato “l’Europa e la crescita”, un binomio in crisi, vista la recessione che ha colpito molti dei paesi membri e i venti di antieuropeismo e protezionismo che aleggiano dentro e fuori il vecchio continente.
Ma le istituzioni europee – ha detto Tajani – possono fare molto per aiutare le imprese manifatturiere.

L’Europa – ha ricordato il vicepresidente di Confindustria – pur contando solo il 7% della popolazione mondiale, rappresenta ancora il primo mercato al mondo, in grado di produrre il 23% del Pil e la metà del welfare internazionale. “Se ci rinchiudiamo nei confini di piccoli staterelli, avremmo 27 nani – ha detto Stefan Pan -. Abbiamo invece bisogno di un gigante, che sappia confrontarsi con gli altri mercati”.

“Riteniamo che il rinato protezionismo sia la causa, assieme a fattori strutturali, della decelerazione del commercio mondiale a cui abbiamo assistito negli ultimi cinque anni” – ha aggiunto il presidente Grossi, che ha poi toccato altri nodi, quali la penalizzazione delle imprese italiane sul fronte dei costi per energia e gas (l’aggravio delle aziende energivore, come le rifinizioni tessili pratesi o le cartiere lucchesi rispetto ai concorrenti europei è intorno al 30%), la scarsa fruizione dei fondi europei da parte dell’Italia (dei 73,6 miliardi di euro teoricamente disponibili nel programma 2014-2020 tra finanziamento europeo e cofinanziamento nazionale, l’Italia ha utilizzato finora solo 880 milioni). “Sarebbero risorse essenziali per favorire la crescita e la responsabilità di questo incredibile spreco del nostro Paese non è europea” ha chiosato Grossi.

Altri temi toccati nella relazione di insediamento sono stati il cortocircuito tra norme europee e loro recepimento in Italia, che producono burocrazia e blocchi come avvenuto in edilizia: “Il Codice degli appalti ha recepito le direttive europee in termini così restrittivi da rendere pressochè impossibile il subappalto nei contratti pubblici. E il decreto correttivo, pochi giorni fa, ha introdotto ulteriori restrizioni. Così l’edilizia continua a soffrire una crisi senza fine, stretta fra eccessi di paletti per i subappalti e viceversa scarsità di paletti per gli affidamenti diretti nelle procedure negoziate sotto un milione di euro, con le stazioni appaltanti che si sottraggono all’imbarazzo ricorrendo ai sorteggi. Con buona pace di professionalità, qualificazione e merito. Una pratica, quella del sorteggio, che si fatica a ritenere in linea con i principi comunitari di libera concorrenza e rotazione: anche su questo punto, così come sulle restrizioni per i subappalti, ci si aspettano interventi incisivi dell’Unione Europea”.

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