19 Luglio 2017

“Revoche pretestuose delle misure di accoglienza ai profughi”: nove associazioni depositano esposto in prefettura


Circa un centinaio di revoche delle misure di accoglienza ai richiedenti asilo nelle ultime due settimane: secondo l’Assemblea “Sulla stessa barca”, che raccoglie al suo interno 9 associazioni (LeftLab; MeltinPo; Rete degli Studenti Medi di Prato; Comitato Disoccupati e Precari Pratesi; comitato STOPrazzismo; Le Mafalde; Riclidea; ass. Senegalesi di Prato; ass. 6 Settembre) vicine alla realtà dell’immigrazione a Prato anche non direttamente coinvolte nella sua gestione è il sintomo di un sistema che sta portando ad una restrizione delle regole dell’accoglienza in città. Pur di prendere in carico nuovi richiedenti asilo, e date le poche disponibilità di posti rimasti, le autorità starebbero attuando allontanamenti coatti e con poco preavviso, in modo da garantire un continuo ricambio: per questo l’Assemblea ha depositato questa mattina un esposto in Prefettura. «Il problema sono quelle procedure che sono inserite nei codici comportamentali rivolti ai ragazzi ospitati sul territorio e che sembrano pretestuose – spiega Tommaso Chiti di LeftLab -; mettere una persona in mezzo di strada perché non è venuta ad una lezione di italiano, crea un danno maggiore della situazione che si vorrebbe risolvere: si mette in giro gente allo sbando. Quello che si vuole tutelare, oltre ai diritti di questi richiedenti asilo, è la coesione sociale in un momento di estrema tensione».

Come rilevato da uno degli ultimi fatti di cronaca – la protesta di fronte alla struttura di accoglienza di S. Caterina – una delle misure di allontanamento è l’insufficiente frequenza dei corsi di lingua italiana, che alcuni richiedenti asilo dicono non corrispondere a verità. «Alcuni ragazzi che si sono rivolti a me – precisa l’avvocato Elena Franchi – dicono che non hanno partecipato al monte ore richiesto del corso di Italiano perché impossibilitati da visite mediche o da altri impegni legati alle esigenze delle strutture in cui sono ospitati».

Le revoche sarebbero state messe in atto anche nei confronti di titolari di protezione internazionale – precisano le associazioni – e i soggetti sarebbero stati esclusi dalle strutture prima che fossero stati dati loro i regolari permessi di soggiorno. Contro le recenti dichiarazioni del sindaco Biffoni, a favore dei Centri di Identificazione e Rimpatrio, ha preso posizione poi l’ex deputato PD ed ex consigliere comunale Andrea Lulli, che insieme ad altre forze politiche di sinistra, sottolinea come la collocazione nei Cie “assuma lo stesso valore di una misura detentiva o di confino”.

LS

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