16 Gennaio 2018

Maltrattamenti Rsa Narnali, ecco come gli infermieri si sfogavano sugli anziani: il racconto dei tirocinanti che hanno fatto scattare l’inchiesta


“All’inizio avevo paura a collaborare con la polizia quando facevo il tirocinio, perchè la professoressa che dirigeva il mio corso era molto amica di Cristina Latessa. E’ venuta due volte nella Rsa: si erano abbracciate calorosamente e avevano preso il caffè insieme; così quando mi chiedeva: “Come va? Ti trovi bene?” ho risposto di sì. Ho pensato che se avessi parlato sinceramente, mi sarei laureato nel 2080”.
E’ uno dei passaggi della testimonianza di Michele Corsetti, il giovane infermiere tirocinante che assieme al collega Diego Longo, nel 2014 hanno coraggiosamente denunciato alla polizia il clima di vessazioni e angherie nei confronti degli anziani degenti della Rsa di Narnali. Per quei fatti, i principali imputati sono stati processati con rito abbreviato e hanno patteggiato pene comprese tra un anno e sei mesi e tre anni (leggi l’articolo).
Il processo con rito ordinario vede imputati per singoli episodi l’infermiera Maria Cristina Latessa, tutor dei due tirocinanti (difesa dall’avvocato Denaro), l’operatrice sociosanitaria Lidia Del Medico (difesa dall’avvocato Elena Di Salvio), Liviana Pastorelli (difesa dall’avvocato Maurizio Milani) e Khadija Halim (da difesa da avvocato Francesca Meucci).

Nell’udienza di oggi, oltre ai tirocinanti Michele Corsetti e Diego Longo, è stato sentito l’ispettore Becheri della squadra mobile di Prato, che ha svolto le indagini e ha ripercorso i passaggi principali dell’inchiesta. I fatti contestati risalgono al periodo tra il giugno 2014 e il maggio 2015. Le telecamere, installate ad aprile 2015, documentarono un quadro agghiacciante: gli anziani, malati di Alzhweimer, vittime di angherie, percosse e furti all’interno della casa di riposo, da parte di chi doveva prendersi cura di loro. I dipendenti delle cooperative e della Asl sono stati licenziati dopo i fatti.

Tre gli episodi di offese gratuite ai pazienti ricostruiti nell’udienza di oggi da parte dei due ex tirocinanti: il primo caso riguarda un’anziana ricoverata in una stanza della Rsa di Narnali assieme alla sorella. La donna suonò il campanello perchè affetta da difficoltà respiratorie. “Ricordo che Lidia Del Medico scherzava in maniera cattiva sul fatto che l’anziana stava per morire” ha detto oggi in aula Diego Longo, che a ottobre 2014 riferì agli inquirenti le parole pesanti dell’operatrice sociosanitaria, pronunciate ridendo: “Adesso muori, ti porto al cimitero e prendo io le tue case”. “L’infermiera Cristina Latessa, che era presente, non intervenne” – hanno riferito i due testimoni.
“Venivo sbeffeggiato tutti i giorni da Cristina e anche con i pazienti non è mai stata docile; era sempre nervosa, usava toni brutti, nessuno la consiglierebbe come infermiera” ha detto Michele Corsetti. Meno severa la valutazione dell’altro tirocinante Diego Longo: “Cristina aveva un astio iniziale immotivato nei nostri confronti e un po’ di più nei confronti di Corsetti; alzava spesso la voce per via del suo carattere e lo faceva anche con i pazienti per farsi rispettare, ma senza mai offenderli”.
Alla fine entrambi gli aspiranti infermieri otterranno dalla tutor una valutazione alta per il mese di tirocinio svolto a Narnali.

Il secondo episodio di offese ai pazienti, con tanto di pesanti allusioni a sfondo sessuale, è stato registrato con il cellulare da Corsetti e inviato via WhatsApp all’ispettore Becheri. La registrazione sarà oggetto di approfondimenti per riferire le frasi alle cinque persone presenti al momento dei fatti.
Un terzo episodio riguarda una paziente che per un trasferimento aveva necessità di essere legata con i piedi alla sedia a rotelle. «Dovevamo portarla al primo piano – ha affermato Diego Longo – e Lidia Del Medico iniziò a prenderla in giro dicendole: “Ti abbiamo legata perchè sei pazza e anche tuo figlio non ti sopporta più e ti legano”».
Gli avvocati difensori di Lidia Del Medico e Cristina Latessa hanno sottolineato che i tirocinanti non hanno notato negligenze nell’assistenza medico-sanitaria prestata ai pazienti. I legali hanno inoltre chiesto ai testimoni (negativa la loro risposta) se fossero al corrente di problemi segnalati dagli odierni imputati ai responsabili della Rsa di Narnali e delle cooperative per questioni legate a turnazioni, carichi di lavoro eccessivi e retribuzioni.
“Il maltrattamento si può fare anche con offese verbali – premette l’avvocato Antonino Denaro -. Il punto è che quelle offese non rappresentano una cosciente volontà di maltrattare, ma sfoghi di un soggetto caratterialmente sboccato di fronte a situazioni oggettivamente complicate che si pesentavano. Da un punto di vista dell’adeguatezza dei trattamenti medico-sanitari, inoltre non ci sono rilievi mossi alla mia assistita”.

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