“Prescrizioni vaghe, eccessi di potere, incostituzionalità”: tutti i motivi del ricorso al Tar dei Comitati contro la nuova pista di Peretola


“Prescrizioni vaghe, generiche e indeterminate”, “eccessi di potere per sviamento”, profili di incostituzionalità, contrasti con la normativa europea e nodi legati a rischi idraulici irrisolti. Sono alcune delle ragioni per cui i Comitati hanno presentato ricorso al Tar contro il decreto di Via con 70 prescrizioni con cui il Ministero dell’Ambiente, nel dicembre scorso (lo stesso giorno dello scioglimento delle Camere, dopo un iter durato quasi tre anni) ha stabilito la compatibilità ambientale della nuova pista di Peretola.
Il ricorso di 130 pagine e molteplici allegati è stato predisposto dagli avvocati Guido e Mario Giovannelli e dall’avvocato Luca Giagnoni, che un paio di anni fa avevano già vinto il ricorso al Tar contro la variante al Pit della Regione Toscana, presupposto urbanistico dell’ampliamento di Peretola. Anche questa volta l’opposizione è firmata, oltre a comitati e associazioni ambientaliste, anche da parlamentari e consiglieri regionali e comunali di vari partiti (Giorgio Silli ed Erica Mazzetti di Forza Italia, i consiglieri del Movimento 5 Stelle e di LeU, alcuni consiglieri del Pd, Antonio Longo di Energie per l’Italia oltre a Marilena Garnier e Aldo Milone). Altri ricorsi sono stati presentati dai comuni di Prato, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Calenzano, Carmignano, Poggio a Caiano e Signa.

Incostituzionalità del decreto legislativo 104/2017
I legali dei Comitati ritengono incostituzionale il decreto legislativo con cui il governo Gentiloni, nel recepire una direttiva europea, ha modificato il decreto di Via semplificandone l’iter e agevolando la prosecuzione della procedura su Peretola. Il problema – segnalano i legali – è che il decreto, già impugnato da altre Regioni – è stato emanato oltre i tempi fissati dalla legge, in violazione dell’articolo 76 della Costituzione.
Lo stesso decreto legislativo 104/2017, secondo gli avvocati Giovannelli e Giagnoni, non sarebbe stato applicabile alla procedura di VIA su Peretola, già avviata da due anni. Il Ministero dell’Ambiente ha accolto la proposta di Enac di passare al nuovo regime autorizzativo, sfruttando una deroga contenuta nel decreto. Deroga che però è ritenuta dai ricorrenti contraria rispetto alle previsioni della stessa direttiva europea che il decreto intendeva recepire.
“Nel caso di specie l’Autorità competente (Ministero dell’Ambiente, ndr) ha tanto abilmente quanto illegittimamente sfruttato l’entrata in vigore del decreto legislativo 104/2017 per consentire un’indebita integrazione postuma dello Studio di Impatto Ambientale, che evidentemente continuava a presentare numerose carenze.
A quel punto, secondo i Comitati, visto che le integrazioni presentate nel 2017 modificavano sensibilmente lo studio di impatto ambientale, si sarebbe dovuta riaprire la fase delle consultazioni delle amministrazioni interessate, con un nuovo giro di osservazioni.

Prescrizioni vaghe e generiche
Numerose contestazioni, con precisi riferimenti a leggi, hanno a che fare con i vizi originari della procedura di Via: il fatto di avere a monte una VAS regionale che è già stata annullata dal Tar (“è lo stesso Tar ad affermare chiaramente che le valutazioni e gli approfondimenti non eseguiti nella fase di VAS non possono essere rimandati alla fase di VIA” scrivono i legali); ma ancor prima un masterplan carente.

“Il decreto di VIA – è scritto nel ricorso – è illegittimo perchè pone a fondamento della valutazione di impatto ambientale un “progetto” (il masterplan aeroportuale redatto da Enac) che non contiene un livello informativo e di dettaglio almeno equivalente a quello previsto dall’art. 93, commi 3 e 4 d.lgs 163/2006 (…) e per sopperire a siffatte carenze informative, il decreto congegna una serie di prescrizioni vaghe e generiche, il cui effetto è esclusivamente quello di posticipare la valutazione degli effetti ambientali alle successive fasi di esecuzione e monitoraggio dell’opera”.
Rischio idraulico
Tra le questioni che il Ministero dell’Ambiente, tramite le prescrizioni, ha rimandato alla progettazione esecutiva, c’è la soluzione dei gravi problemi di rischio idraulico e l’interferenza tra il nuovo corso, deviato, del Fosso Reale e l’autostrada A11. Allo scorso dicembre non erano ancora stati superati i problemi tecnici evidenziati dal Genio Civile di Bacino Arno Toscana il 19 ottobre 2015.

“In buona sostanza, dunque, dopo aver ricevuto un netto diniego da parte del Consorzio di Bonifica e dall’Ufficio del Genio Civile, ENAC ha rinunciato a elaborare una soluzione da allegare al progetto e – incomprensibilmente – il Ministero dell’Ambiente, che avrebbe dovuto chiudere la VIA con parere negativo, ha invece ritenuto di poter rinviare l’individuazione della soluzione dell’interferenza (non di scarsa rilevanza) tra l’autostrada A11 e il Fosso Reale, alla fase della progettazione esecutiva” scrivono i legali, che hanno allegato la relazione dei un proprio perito, l’ingegner Antonio Sacconi, che ha sottlineato come le scelte progettuali proposte da ENAC comporterebbero un “aumento del rischio della pericolosità idraulica e che talune scelte, fra cui il sottoattraversamento del Fosso Reale, sono in contrasto con la normativa regionale e nazionale riguardante il rischio idraulico”.

“Dunque – aggiungono i ricorrenti – non solo il nuovo aeroporto comporterà lo spostamento di un fiume, ma impedirà la realizzazione di due importanti vasche di compensazione e di laminazione già previste dal Piano di Bonifica, e comporterà anche la necessità di reperire ulteriori volumi di compensazione idraulica per la cementificazione delle aree agricole. In questi termini si comprende l’entità dell’impatto sull’equilibrio idrologico-idraulico della Piana”.

L’Osservatorio ambientale: composizione illogica e irragionevole
La composizione dell’Osservatorio ambientale chiamato a vigilare sul rispetto delle prescrizioni è un altro motivo per cui il decreto di Via viene impugnato dai Comitati.
Nel dicembre 2016 la Commissione tecnica di Via inserì nell’organismo anche i rappresentanti dei Comuni di Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio, i cui territori sono direttamente interferiti dalla nuova struttura aeroportuale. Ma poi, “inspiegabilmente e senza giustificazione” scrivono i legali, nel corso della conclusione del procedimento di Via, la composizione dell’Osservatorio è stata modificata e al posto del rappresentante del Comune di Sesto Fiorentino e di Campi Bienzio è subentrato quello designato dalla Città Metropolitana di Firenze, “in rappresentanza degli altri Comuni interessati”, i quali hanno così perso uno strumento di tutela fondamentale.
“Non è dato comprendere – scrivono gli avvocati dei Comitati – per quale ragione la Direzione Generale VIA abbia consigliato, o meglio introdotto, questa modifica della struttura dell’Osservatorio, giacché tutto ciò è avvenuto in assenza di qualsivoglia motivazione”.

Una ragione forse c’è – pare suggerire il ricorso – e ha a che fare con la longa manus della politica: “A ben guardare, la scelta della Direzione Generale VIA (nonché della Commissione Tecnica, di avallarla) è talmente illogica e irragionevole da palesare la sussistenza di un vizio di eccesso di potere per sviamento. E’ vicenda nota, infatti, che i Sindaci del Comune di Sesto Fiorentino e di Campi Bisenzio sono sempre stati fortemente contrari, sul piano politico, alla riqualificazione dell’aeroporto di Peretola, mentre il Sindaco del Comune di Firenze – il quale si è trovato a nominare due membri dell’Osservatorio, poiché una seconda nomina gli è spettata in qualità di Sindaco Metropolitano – è sempre stato più che apertamente favorevole al progetto. Da qui l’illegittimità dei provvedimenti impugnati”.

Inquinamento acustico e atmosferico
Altri motivi del ricorso sono le carenze segnalate relativamente alle mitigazioni ambientali, agli studi sull’inquinamento acustico e atmosferico e all’analisi del rischio di bird strike, avanzati da Enac e Toscana Aeroporti. Secondo i legali dei Comitati, che hanno allegato le perizie di ingegneri aeronautici e di diversi medici, l’uso monodirezionale della pista con decolli e atterraggi verso Prato, su cui sono tarate tutte le previsioni acustiche e ambientali di Toscana Aeroporti, nei fatti non sarà sempre possibile.
Un 20% dei futuri voli, per motivi logistici legati all’assenza di una pista di rullaggio e per motivi metereologici dovuti alle dinamiche dei venti, secondo i Comitati dovranno avere una diversa traiettoria, con atterraggi dalla direzione opposta e sorvoli sulla città di Firenze.
Nella documentazione integrativa richiesta a Enac si chiedeva di valutare altri possibili utilizzi della pista (ipotesi sull’uso bidirezionale della pista/diversa distribuzione dei decolli). Il proponente – scrivono i legali dei Comitati – ha disatteso richiesta e si è limitato a scrivere che l’uso della pista sarà monodirezionale e che non si prevede il sorvolo della città di Firenze, se non in casi di emergenza aventi incidenza percentuale assolutamente trascurabile.
“Alla luce di ciò, non si comprende per quale ragione la Commissione Tecnica di VIA e il Ministero dell’Ambiente non abbiano tenuto conto – in termini negativi – dell’omessa integrazione dello SIA con lo studio dell’impatto acustico relativo all’ipotesi dell’utilizzo bidirezionale della pista, quando la richiesta di tale indagine era stata da questi espressamente avanzata”.

Dario Zona

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