3 Settembre 2018

Carcere, messa negata per motivi di sicurezza: detenuto ferisce quattro agenti


Un detenuto del carcere di Prato ha aggredito violentemente, e a più riprese, quattro poliziotti penitenziari: uno di loro è stato gravemente ferito alla gola con dei colpi di lametta. A denunciare l’episodio, avvenuto ieri mattina, è stato il segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) Leo Beneduci. Secondo quanto riferito dal sindacato al detenuto, in passato protagonista di altri “atti di violenza tanto da avere subito vari spostamenti in diversi istituti di pena”, non sarebbe stato consentito l’accesso alla funzione religiosa per le incompatibilità con altri reclusi. Questa sarebbe la ragione della rabbia scatenata poi nei confronti dei poliziotti. Gli agenti sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale Santo Stefano per le cure del caso. Il più grave, quello ferito alla gola, è stato dimesso nel pomeriggio con una prognosi di 21 giorni (ha riportato anche la lussazione ad una spalla). Gli altri tre agenti sono stati dimessi la mattina stessa dell’aggressione: per loro la prognosi va dai 7 ai 10 giorni, per le ferite e contusioni riportate. L’ipotesi di reato formulata dal sostituto procuratore Lorenzo Boscagli nei confronti dell’aggressore (Jo Ortiz, 51 anni, statunitense) è di tentato omicidio, lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo l’Osapp già sabato sera si erano verificati scontri tra compagini rivali all’interno del carcere della Dogaia. “Si tratta dell’ennesimo episodio in cui i poliziotti penitenziari  devono affrontare del tutto a mani nude i soggetti più violenti”, dice Beducci, mentre i detenuti “hanno spesso a disposizione un vero e proprio arsenale” come spranghe, lamette,  fornellini, coperchi di scatolette e carrelli. Il segretario chiede che non vengano lasciati “inermi” gli agenti mentre altri corpi “sperimentano del tutto legittimamente Teaser elettrici e spray al peperoncino”, e interventi “concreti”, al Capo del Dap Francesco Basentini e al Guardasigilli Alfonso Bonafede.

Le reazioni

“L’attenzione sugli istituti penitenziari deve essere altissima e dal ministero deve arrivare un segnale concreto anche per la Dogaia”. A dirlo è il sindaco di Prato Matteo Biffoni, che – dopo quanto accaduto alla Dogaia – chiede un intervento del ministero della Giustizia volto a risolvere i problemi di sovraffollamemto del carcere pratese. “Quanto è accaduto è  inaccettabile, la tutela e la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria e di tutti coloro che vi lavorano devono essere sempre garantiti. Il carcere è un luogo di detenzione e riabilitazione, per questo devono esserci le giuste condizioni nel rispetto dei diritti dei lavoratori e dei detenuti che vi scontano la pena” Aggiunge Biffoni. Proprio un anno fa, ricorda una nota dell’Amministrazione comunale, fu discusso delle problematiche di sovraffollamento e delle difficili condizioni di lavoro degli agenti durante il Consiglio Comunale straordinario, indetto per accendere i riflettori su una realtà importante come quella del carcere della Dogaia dove il personale è numericamente insufficiente rispetto alle esigenze.

Solidarietà e vicinanza agli agenti feriti a seguito dell’aggressione subita per mano di un detenuto nel carcere di Prato, viene espressa dal deputato di Forza Italia, Giorgio Silli. “Quanto è accaduto è inaccettabile, come inaccettabili sono le condizioni nelle quali versa l’intera struttura penitenziaria di Prato: un’emergenza sulla quale più volte ho richiamato l’attenzione del governo e delle autorità competenti, anche attraverso un’interrogazione parlamentare a mia firma che non ha ricevuto alcuna risposta da parte dell’esecutivo. Se il governo c’è batta un colpo, la sicurezza degli agenti della polizia penitenziaria deve essere priorità assoluta” afferma Silli.

Patrizia Ovattoni, segretario provinciale della Lega, confida invece “sul lavoro del Vicepremier Salvini per l’applicazione di quanto stabilito nel contratto di Governo in materia di ordinamento penitenziario, ovvero poter far scontare, al maggior numero di detenuti stranieri, la pena nel loro paese d’origine”. Secondo Ovattoni quanto accaduto alla Dogaia “conferma, ancora una volta, come il personale della polizia penitenziaria sia costretto a lavorare in condizioni profondamente disagiate e con significativi rischi per la propria incolumità fisica. Tra le cause che hanno determinato un così invivibile e pericoloso contesto lavorativo per il personale di polizia penitenziaria – sottolinea la segretaria del Carroccio – riteniamo sia di particolare rilevanza il problema del sovraffollamento”. Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero di Giustizia – fa sapere La Lega – i detenuti presenti alla Dogaia sono 614, di cui 335 stranieri (circa il 54% del totale).

Solidarietà e vicinanza agli agenti aggrediti anche da parte del sottosegretario alla giustizia, Jacopo Morrone, che assicura la massima attenzione e il suo personale interessamento a cercare di risolvere le situazioni maggiormente impattanti con la sicurezza e l’attività degli agenti.

Sulla vicenda interviene anche la Fp Cgil che ha scritto ai vertici dell’amministrazione e al sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi. Il sindacato sottolinea di aver più volte segnalato, oltre che con documenti anche con manifestazioni pubbliche, le principali criticità del carcere di Prato. “A seguito di queste molteplici denunce nulla è stato fatto, nonostante le visite dei vertici dell’amministrazione, compresa quella recente del sottosegretario” aggiunge la Fp Cgil.

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