31 Dicembre 2020

Pronto soccorso, ci si prepara al picco influenzale. Nel 2020 40% in meno di accessi


Il Covid ha fatto calare del 40% gli accessi al pronto soccorso: nel 2019 erano stati 99mila, quest’anno si chiude con 60mila accessi. La curva è stata piegata soprattutto durante la prima ondata Covid, quando la paura per l’eccezionalità dell’evento e il confinamento hanno fatto registrare una media di 50 pazienti al giorno (numeri straordinariamente bassi per Prato, se si conta che nel 2019 ne accedevano quotidianamente 270). Durante la seconda ondata di ottobre e novembre, l’utenza ordinaria è tornata a crescere e ogni giorno tra i 120 e i 160 cittadini si sono presentati al pronto soccorso, di cui il 50% Covid. Nel mese di dicembre si sono registrati 130 accessi giornalieri, di cui solo 4 Covid. Nonostante la flessione del numero totale, è ancora alta la percentuale dei cosiddetti accessi impropri: all’88% dei cittadini che entrano al pronto soccorso ogni giorno viene assegnato un codice 3 o 4, cioè urgenze minori. “Un peso assistenziale enorme”, commenta il dottor Alessio Baldini, direttore del pronto soccorso di Prato, che di questo 2020 dice: “Il pronto soccorso ha giocato un ruolo fondamentale perché è stata la porta dell’ospedale per tutta la cittadinanza. E’ stato dispiegato in questi mesi uno sforzo enorme, anche psicologico, da parte di tutti i sanitari. Sono diminuiti gli accessi al pronto soccorso, ma la presa in carico del paziente durante un’epidemia è il triplo più complessa”.

Nella seconda ondata epidemica, il pronto soccorso ha preso in carico una media giornaliera di 50 pazienti Covid, inviati al nosocomio in gran parte dalle Usca, le unità territoriali di cura presso il domicilio, il cui operato è giudicato valido. L’organizzazione interna degli spazi per moduli, che ha consentito una suddivisione ottimale dei percorsi di accesso covid e non covid, sarà riproposta anche a gennaio, quando è atteso il picco dell’influenza stagionale: “E’ un’organizzazione prima di tutto di spazi – spiega il dottor Baldini -: siamo pronti ad utilizzare le nuove ali predisposte all’ospedale, più l’Open space alla sinistra dell’ingresso del pronto soccorso. La subintensiva può ospitare altri 20 covid positivi. Un grande aiuto verrà poi dall’uso dei test rapidi che, con una goccia di sangue del paziente, in mezz’ora permetteranno di distinguere il Covid dall’influenza stagionale in coloro che accederanno con sintomi febbrili”. Che l’organizzazione degli spazi per la distinzione dei percorsi all’interno del pronto soccorso di Prato sia stata ottimale lo dimostra il fatto che nessuno dei pazienti con sintomi febbrili stazionati nell’Open space per pazienti Covid, poi risultati negativi al tampone, a distanza di 15 giorni dall’accesso al pronto soccorso è diventato positivo ad un secondo tampone di controllo. “Il nostro pronto soccorso è sicuro – conclude Baldini -. Nella seconda ondata epidemica abbiamo avuto 5 medici del pronto soccorso su 33 contagiati, più 10 infermieri su 60. Ma, visto anche l’esito del sondaggio effettuato sui pazienti transitati dall’Open space, propendiamo per l’ipotesi del contagio fuori dall’ospedale”.

 

LS

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