23 Aprile 2021

Baby calciatori, la Corte di Appello ribalta la decisione del Tribunale: si farà il processo a Toccafondi. Alla sbarra anche gli indagati per frode sportiva


Si farà il processo per gli illeciti nell’ingresso di baby-calciatori dall’Africa e per le frodi sportive nel calcio dilettanti del campionato 2017-2018. La Corte d’Appello di Firenze ha infatti accolto il ricorso della Procura e ribaltato la decisione del Tribunale di Prato che a gennaio 2020 pronunciò sentenza di assoluzione per 15 delle 19 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta calciopoli.
Il patron del Prato Paolo Toccafondi, che a seguito di quella decisione era stato rinviato a giudizio solo per una ipotesi di reato di favoreggiamento reale, dovrà rispondere anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di altre accuse, così come il segretario del club biancazzurro Alessio Vignoli, anche lui rinviato a giudizio.
A processo, fissato per il 24 novembre prossimo, andranno anche i dirigenti sportivi e calciatori di alcune squadre di Eccellenza e Promozione accusati di frode sportiva, per essersi accordati al fine di alterare i risultati di diverse partite. Comportamenti per i quali la giustizia sportiva aveva inflitto pesanti penalizzazioni e squalifiche, ma che il Tribunale di Prato non aveva ritenuto perseguibili da un punto di vista penale.
Anche su queste contestazioni, invece, si celebrerà il processo. Alla sbarra ci sarà anche l’ex arbitro di serie A e all’epoca dei fatti designatore Matteo Trefoloni, accusato di aver incaricato un arbitro compiacente – anch’esso alla sbarra – per alterare il risultato di uno spareggio play-out.
A processo andrà infine anche un carabiniere, all’epoca in servizio alla stazione di Vaiano, a cui la Procura contesta di aver indebitamente fatto accesso al sistema informatico di polizia, su imput di Paolo Toccafondi, per cercare informazioni contro un ex allenatore della Sestese, il quale aveva fatto causa alla società dell’hinterland fiorentino, società con cui l’Ac Prato collaborava nella “valorizzazione” di giovani calciatori africani.

Foto di archivio

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