Approvato il piano per la forestazione diffusa: oltre 8.000 nuovi alberi per combattere polveri, CO2 e isole di calore
Alla base la strategia per il miglioramento delle condizioni di salute del territorio attraverso l'incremento del patrimonio verde.
Un incremento di 8.263 nuovi alberi, pari a 573.200 mq stimati di nuova copertura arborea, ovvero il 28% in più rispetto al numero attuale: è questa una parte della strategia di forestazione diffusa per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento delle condizioni di salute del territorio approvata dalla Giunta comunale su proposta dell’assessore all’Ambiente e all’Urbanistica Valerio Barberis. Si tratta in pratica dell’ulteriore evoluzione del modello Prato Forest City, che negli ultimi 18 mesi hanno già portato all’inaugurazione di diverse aree verdi in città tra interventi realizzati direttamente dall’Amministrazione comunale e quelli sponsorizzati da aziende ed associazioni. Come è stato evidenziato nella Prato Forest Week appena conclusa, ammontano a 10,5 milioni di euro le risorse tra raccolte e stanziate, 2.238 gli alberi e 1.045 gli arbusti già piantati o che lo saranno presto appena le condizioni climatiche lo permetteranno.
Lo sviluppo dello studio è un’altra tappa di un laborioso e capillare percorso progettuale di un team multidisciplinare, formato da soggetti pubblici e privati. La collaborazione fra il Comune di Prato, il Politecnico di Milano – Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) – e l’Università di Firenze, Facoltà di Agraria – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari e Forestali (DAGRI) sono una parte della sinergia. L’altra parte riguarda l’Action Plan della foresta urbana redatto da Stefano Boeri Architetti, a cui sono state integrate le indicazioni sia di Pnat di Stefano Mancuso. Lo sviluppo realizzativo di quanto sopra è stato condotto dall’UO “Pianificazione strategica del patrimonio naturale” in sinergia con UO Statistica e UO S.I.T. del Comune. Un apporto fondamentale, infine, è stato dato dal CNR IBE mediante la Rete AirQino, che ha installato 30 centraline atmosferiche (che diventeranno 48 a breve) per la misurazione della qualità dell’aria e della temperatura in diversi punti critici del territorio, grazie al finanziamento del progetto UIA – Prato Urban Jungle.
Il monitoraggio h24 delle centraline consentirà di capire con i dati se il piano sta avendo efficacia o meno. Lo studio ha esaminato 94 aree fra tutte quelle a verde pubblico già esistenti, distribuite nelle 8 Unità territoriali organiche elementari /UTOE) che compongono il territorio (Utoe 1 Monteferrato; Utoe 2 La Calvana; 3 Centro Storico; 4 Città centrale; 5 i borghi; 6 la città in aggiunta; 7 i Macrolotti; 8 la Piana). Per ogni UTOE sono state analizzate alcune criticità ambientali, correlandole a zone edificate e densità della popolazione, in modo da realizzare interventi a verde mirati su evidenze ambientali. L’obiettivo infatti è stabilire delle priorità di intervento per le zone maggiormente esposte a inquinamento atmosferico, soprattutto da PM10 e PM 2,5, e a temperature elevate che in estate superano abbondantemente i 35°: “La strategia di fondo della forestazione diffusa non è utilizzare l’albero per abbellimento o decorazione del territorio – spiega l’assessore Barberis – ma come prevenzione sanitaria e presidio di salute e benessere, sia delle persone che dell’ambiente in cui vivono”. La maggior parte degli interventi si concentrerebbe nella parte ovest della città al confine tra Autostrada A11, Declassata e Tangenziale ovest, caratterizzata sia da livelli di PM 10 e 2,5 più alti, sia dalla presenza importante di isole di calore. Secondo il piano realizzato dai tecnici comunali è sicuramente una delle prime zone in cui concentrare gli interventi di messa a dimora non solo di alberature ma anche di cospicue fasce di arbusti con funzione di abbattimento delle polveri, in particolare a ridosso della viabilità come fasce tampone. Per contrastare la concentrazione di PM10 e 2,5 nell’area ovest verrebbero realizzati interventi in 31 aree per una platea beneficiaria di circa 27.176 residenti, di cui 2.381 bambini in fascia di età 0-11 anni e 6053 over 65 anni.
Per quanto riguarda invece le isole di calore, in base allo studio sono emerse quattro aree critiche, di cui due in prossimità del cento storico, la prima nella zona tra via Pistoiese, via Galcianese e Borgonuovo-San Paolo e la seconda in via Valentini, via Livi e il Soccorso, e i due Macrolotti industriali a sud del territorio. Entrambe le aree a ridosso del centro storico sono dense e impermeabilizzate e le zone disponibili per la forestazione sono ridotte e in alcuni casi assenti: secondo l’indagine occorre lavorare quindi sulla riduzione delle superfici impermeabili mediante la depavimentazione e dove non possibile con utilizzo di materiali con alta riflettanza e con la trasformazione delle coperture ad esempio, dove possibile, con verde pensile. Nei due Macrolotti industriali non solo valgono le medesime indicazioni, ma a questo si aggiunge la necessità di intervenire sulla viabilità con implemento e ridefnizione delle alberate, con la trasformazione delle aree a parcheggio mediante maggiore ombreggiatura e con l’acquisizione da parte dell’Amministrazione di aree oggi scoperte su cui intervenire con la forestazione. Nelle 4 aree gli interventi sarebbero 37, portando beneficio ad una platea stimata in 21.103 residenti, di cui 2073 bambini in fascia di età 0-11 anni. e quasi 3.000 over 65. In sintesi, evidenze scientifiche dimostrano che il verde ha un ruolo principale nella prevenzione sanitaria e lo studio indica dove siano le maggiori criticità per ottimizzare le risorse. I prossimi passi saranno gli interventi nei giardini scolastici, nelle aree incolte, le aree di nuova urbanizzazione ed altre.
Le risorse finanziarie per piantare nuovi alberi e i relativi impianti di irrigazione deriverebbero da bandi europei, nazionali e regionali, fondi propri dell’ente e crowfounding con il coinvolgimento di privati, come scuole, aziende ed associazioni, che nella prima parte di Prato Forest City appena coclusa si sono dimostrate molto interessate ad “adottare” le nuove aree di forestazione. Lo studio individua anche i tipi di alberi con cui realizzare gli interventi. Nella stima attesa, si prevede una capacità di “mangiare” la CO2 attraverso lo stoccaggio e l’assorbimento di oltre 8.200 alberi pari a circa 574 tonnellate/anno, oltre alla cattura media annuale di particolato PM10 pari a circa 2844 kg.