11 Luglio 2023

La gestione del Memoriale italiano di Auschwitz è affidata alla Fondazione Museo della deportazione di Prato

La firma del protocollo oggi in Regione, alla presenza dell'assessore comunale Simone Mangani e della presidente della Fondazione Aurora Castellani


Riapre Il Memoriale degli italiani ad Auschwitz. Il giorno prescelto è il prossimo 25 luglio, 80° anniversario della caduta del regime fascista, data simbolo per la storia e la memoria del nostro Paese. L’annuncio del ritorno alla pubblica fruizione è stato dato questa mattina a Palazzo Strozzi Sacrati, in occasione della firma del protocollo per la gestione dell’opera, da alcuni anni allestita nell’Ex3 di Firenze dopo il trasferimento dal Block 21 di Auschwitz e l’intervento di restauro a cura dell’Opificio delle Pietre dure e della cooperativa Archeologia. L’intesa è stata sottoscritta tra Regione Toscana, Comune di Firenze, Comune di Prato, Fondazione “Museo e centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana” e l’Aned (associazione nazionale ex deportati), proprietaria del Memoriale.

Il protocollo rappresenta un passaggio fondamentale per la valorizzazione dell’opera, testimonianza unica del dramma delle deportazioni e dello sterminio, frutto di una lavoro corale di artisti e intellettuali italiani come Primo Levi, Lodovico Belgioioso, Luigi Nono, Mario “Pupino” Samonà. Da alcuni giorni si sono conclusi i lavori di allestimento museale a piano terra e rifunzionalizzazione degli spazi del centro di arte contemporanea nel quartiere di Gavinana che richiesero la chiusura nel marzo 2022. Ma l’accordo firmato stamani inaugura una nuova fase nella gestione e promozione dell’opera, candidandola a diventare il più importante polo nazionale sulla memoria della deportazione realizzata dalla pianificazione concentrazionaria nazifascista. Viene fissata in modo chiaro la gestione, che verrà affidata alla Fondazione Museo della Deportazione di Prato con sede a Figline. La Fondazione avrà il compito di coordinare l’attività scientifica, progettare e realizzare le attività didattiche e culturali e le visite guidate. Continuerà a formare, assieme all’Aned, mediatori e assistenti incaricati dal Comune di Firenze, che si occuperanno di accogliere i visitatori. Il Comune di Firenze garantirà la funzionalità della struttura e l’apertura al pubblico. Inoltre la Fondazione stessa, su impulso del Comune di Prato, sarà al centro di una profonda riforma della propria governance per consentire l’ingresso nella sua compagine di Regione Toscana, Comune di Firenze e Aned. La Regione continuerà a sostenere le attività del Memoriale e della Fondazione attraverso i finanziamenti previsti dalla regionale 38/2002 sulla tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della Resistenza. Il centro Ex3 cambierà la denominazione e si chiamerà Memoriale delle Deportazioni.

La riapertura del Memoriale degli Italiani ad Auschwitz corona un lungo e scrupoloso lavoro collettivo delle istituzioni coinvolte per dare il giusto riconoscimento all’importanza straordinaria di questa opera di arte contemporanea ed esaltarne i molteplici significati storici, artistici e di memoria civile. Dallo smantellamento dal Block 21, dopo la minaccia di rimozione forzata intimata nel 2014 dalla direzione del Museo di Auschwitz, rilevante è stato l’impegno finanziario. I costi delle operazioni di smantellamento, trasferimento, restauro e ricollocazione hanno richiesto finora oltre 3 milioni di euro. La Regione Toscana è stata protagonista in questo processo, prima promuovendo l’iniziativa per portare in Italia il Memoriale e poi assicurando circa 2 milioni e mezzo delle risorse necessarie per restituirlo alla pubblica fruizione. Negli ultimi giorni, l’installazione ha ricevuto un ulteriore riconoscimento. Il 7 luglio scorso, il Ministero della Cultura ha notificato all’Aned l’inserimento del Memoriale tra i beni culturali oggetto di tutela per il suo rilevante interesse storico-artistico (art. 10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio), “in quanto testimonianza di espressione di cultura e di storia, ovvero quale testimonianza dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche e collettive”.

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