11 Settembre 2023

Pecci, il Movimento 5 Stelle all’attacco: “Quando una squadra va male si licenzia l’allenatore e la dirigenza, non i giocatori”

I consiglieri pentastellati Maioriello e La Vita chiamano in causa la Regione e il sindaco Biffoni


Il Movimento 5 Stelle interviene sul licenziamento dei due dipendenti del Museo Pecci, nel giorno in cui i sindacalisti Alessio Bettini della Funzione Pubblica Cgil e Patrizia Pini della Uil Fpl sono stati ascoltati dalla commissione controllo e garanzia presieduta dal consigliere del Centrodestra, Leonardo Soldi.

“Il presidente del Pecci Bini Smaghi e il direttore Collicelli Cagol vengano in commissione a riferire sulla situazione economica e finanziaria del Museo e sul licenziamento dei due dipendenti. Non si può licenziare dicendo che è aumentata l’energia elettrica e perché si staccano pochi biglietti!” afferma Carmine Maioriello, il quale ricorda che il Comune di Prato finanzia il museo con 1.200.000 annui di soldi pubblici. “Quando una squadra va male si licenzia l’allenatore e la dirigenza, non i giocatori. Il licenziamento dei due lavoratori costituisce un grave precedente nella storia cittadina. E per gli altri lavoratori quale sarà lo scenario futuro?” si chiede Maioriello, che auspica “una riflessione urgente più ampia, anche in sedi istituzionali, sulle vere responsabilità e numerose criticità che affliggono da anni il nostro Museo di arte contemporanea”. Maioriello chiama in causa la politica regionale: “Ancora una volta – dice – emerge la debolezza e la sudditanza politica del PD Pratese nei confronti del PD fiorentino”.

Da parte sua l’altra consigliera comunale pentastellata Silvia La Vita chiama in causa il sindaco Biffoni: “Appare bizzarro che non si assuma la responsabilità di quanto successo. Ma d’altronde niente di nuovo: nessuno tra le fila del PD si è assunto la responsabilità politica del fallimento del Pecci. Si è voluto ampliarlo spendendo oltre 10 milioni di euro, senza pensare a come poi gestirlo. Chiunque prima di fare un investimento si accerta che l’investmento sia poi sostenibile, ma forse il buon senso non vale quando si parla di soldi pubblici, visto che adesso invece abbiamo un bellissimo contenitore vuoto che tale rimarrà, dato che, nonostante il museo ci costi ogni anno circa 1.800.000 mila euro di contributi concessi dal Comune e dalla Regione, non ci sono soldi per fare mostre di richiamo e una programmazione a medio-lungo termine”.

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