22 Gennaio 2024

Ospedale sott’acqua, la Regione risponde ai 5 Stelle: “Le piogge del 2 novembre ben superiori al dimensionamento della nuova cassa di espansione che ancora non è funzionante”

I consiglieri Silvia Noferi e Carmine Maioriello hanno chiesto spiegazioni dopo l'alluvione che ha causato danni per 8 milioni di euro al Santo Stefano


La cassa di espansione davanti al nuovo ospedale è tuttora non funzionante e in ogni caso la sua portata e il suo dimensionamento – 25.000 metri cubi – sono ben inferiori rispetto all’evento manifestatosi con le piogge del 2 novembre scorso. È quanto emerge dalla risposta di Asl e Regione Toscana ad una richiesta di accesso agli atti fatta dalla consigliera regionale Silvia Noferi, la quale si è mossa assieme al consigliere comunale Carmine Maioriello, entrambi del Movimento 5 Stelle, a seguito dell’alluvione che ha causato l’allagamento dell’ospedale. Quello che avrebbe dovuto essere il principale presidio sanitario in caso di emergenze, il 2 novembre scorso subì l’allagamento dei seminterrati (spogliatoi, deposito medicinali e attrezzature), ma anche del pian terreno e del pronto soccorso, mettendo fuori causa per giorni gli ascensori, costringendo le ambulanze a dirottare in altri ospedali i pazienti bisognosi di prime cure e cagionando danni stimati al momento in 8 milioni di euro.

Dopo l’evento, il Movimento 5 Stelle ha chiesto conto in Regione sul funzionamento della cassa di espansione e sulla scelta di realizzare l’ospedale a Galciana.
Fu nel 2008 che il Comune di Prato concesse il permesso a costruire senza prescrizioni in quanto all’epoca l’area non era considerata a rischio idrogeologico.
Nel 2010 l’allagamento del sottopasso di via Ciulli in cui morirono tre donne fece salire il livello di attenzione. Nel 2018 il nuovo piano strutturale di Prato si adegua al Piano di gestione del rischio alluvioni del 2011 e l’area del nuovo ospedale – entrato in esercizio nel 2013 – diventa a rischio idrico elevato.
Soltanto nel giugno 2020 con il permesso a costruire della nuova palazzina da 100 posti rilasciato dal Comune, interviene la prescrizione di realizzare la nuova cassa di espansione per la messa in sicurezza idraulica della zona. Un’opera da 1 milione e 80.000 euro composta da varie componenti (oltre alle vasche davanti all’ospedale, la presa da via Ciulli, saracinesche elettromeccaniche, sensori) che si allacciano agli interventi per consentire la riapertura del sottopasso di via Ciulli (chiuso da 13 anni) e che non sono state ancora completate.

“Abbiamo ricevuto la risposta dalla Regione Toscana sul mancato funzionamento delle casse di espansione a protezione dell’ospedale di Prato e sono evidenti le gravi responsabilità della politica” – attacca la consigliera regionale pentastellata Silvia Noferi, che continua: “La prima responsabilità è quella di aver costruito un ospedale, investendo milioni di soldi pubblici, in un’area ad elevato rischio idraulico senza le necessarie accortezze come avrebbe richiesto un progetto adeguato.
Inconsistente e puerile è la scusa che all’epoca della decisione, nel 2008, il Piano Strutturale considerasse l’area a rischio idraulico nullo, perché quando si fa un investimento così importante come un ospedale, si dovrebbe autonomamente predisporre uno studio di rischio idraulico.

Nella fattispecie il rischio idraulico della zona è talmente evidente che se ne accorgerebbe anche un bambino che passasse di lì per caso in gita scolastica; tant’è che il “nuovo” Piano Strutturale del Comune di Prato del 2018, adeguandosi al Piano Gestione Rischio Alluvioni del 2011 (quindi con 7 anni di ritardo), classificò il passaggio dell’area a rischio idrico elevato (sottolineiamo: “da nullo a elevato”)”.

Sul caso dell’alluvione è più volte intervenuto anche il consigliere comunale del M5S Carmine Maioriello che incalza: “Su questa grave vicenda mi sono accorto che qualcosa non tornava e già questo testimonia la colpevole mancanza di attenzione progettuale su un’opera pubblica fondamentale da parte di chi governava la Regione Toscana, ma anche del Comune di Prato che, conoscendo il territorio e la mancanza di aggiornamento delle carte, avrebbe dovuto avvisare il Governatore del pericolo”.

Continua Silvia Noferi: “Solo nel 2020 gli amministratori si erano accorti del pericolo e, insieme al permesso a costruire della nuova palazzina, aggiunsero la prescrizione della realizzazione di un intervento idraulico per mettere in sicurezza tutta l’area ospedaliera, costo stimato un milione di Euro.
La seconda evidente e ancor più grave responsabilità, è che a distanza di sei anni, nonostante gli amministratori avessero preso coscienza del pericolo, la cassa di espansione non solo ancora non è entrata in funzione perché manca l’allacciamento elettrico delle saracinesche elettromeccaniche che dovrebbero azionarsi autonomamente attraverso dei sensori, ma che se anche fosse entrata in funzione, l’opera non avrebbe lo stesso salvato l’ospedale perché il suo dimensionamento non avrebbe coperto l’ondata delle precipitazioni eccezionali del 2 novembre 2023. Il Comune ha richiesto l’allacciamento dei sensori e delle saracinesche ad Enel, che ancora non lo ha fatto e per questo chiederemo quando è stata inoltrata la richiesta.
La Regione sorvola sul fatto che la cassa di espansione non è adeguata agli eventi eccezionali, ma l’opinione pubblica si potrebbe domandare chi si deve mettere al lavoro perché l’ospedale venga messo in sicurezza una volta per tutte?
Noi crediamo che fin quando una qualche maestra elementare non decida di fare un’altra gita scolastica tutto rimarrà come adesso.”

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments