16 Marzo 2024

Le antiche pietre del chiostro della Cattedrale di Prato studiate da un gruppo di universitari svizzeri

Per una settimana una quindicina di studenti della Scuola universitaria della Svizzera italiana hanno esaminato i materiali del chiostro. È il primo passo verso un futuro intervento di restauro


Dopo il recupero delle superfici lapidee della Cattedrale di Prato, anche il piccolo chiostro romanico ha la necessità di un intervento di restaurato per tornare all’antico splendore.
Le pietre che compongono le undici arcatelle in marmo bianco e quelle più robuste in serpentino verde, rimaste dell’antica struttura del XII secolo, hanno infatti bisogno di un intervento per essere ripulite e conservate.

Il primo passaggio di questo progetto è lo studio dei materiali originali, affidato dal Museo dell’Opera del Duomo alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi). Il lavoro, frutto di un accordo tra i due enti, viene portato avanti dagli studenti del corso di laurea in Conservazione e Restauro. Una ricerca approfondita sulle pietre del chiostro è stata compiuta in questi giorni, dall’11 al 15 marzo, da un gruppo di quindici universitari svizzeri guidati dai docenti Stefano Volta e Francesca Piquè. Per una settimana i giovani studiosi hanno visionato i materiali originali, verificato gli interventi pregressi e in particolare hanno lavorato per capire le cause del degrado avvenuto nel corso dei secoli.

 

 

«È il primo momento di un lungo progetto che ci porterà al restauro conservativo del chiostro romanico della Cattedrale – dice Veronica Bartoletti, direttrice dei Musei Diocesani di Prato –, gli scambi sono sempre fruttuosi e noi siamo molto contenti di questa collaborazione con la Supsi. Come ho detto abbiamo messo a punto un primo importante tassello verso il recupero di uno degli ambienti più belli e caratteristici visibili all’interno del Museo dell’Opera del Duomo di Prato».

«I primi risultati mostrano una situazione particolarmente difficile – afferma Francesca Piquè, docente della Supsi – soprattutto per quel che riguarda il degrado della pietra “verde di Prato”, dovuto agli agenti atmosferici, quali pioggia e umidità, e alle attività di cristallizzazione dei sali presenti».

Dopo questa settimana di studi e ricerche, la Supsi svilupperà una proposta di intervento di conservazione, che poi dovrà essere approvata dalla Soprintendenza.

 

 

Il chiostro romanico della Cattedrale di Prato. Realizzato nella seconda metà del XII secolo, sui lati del cortile, a incrostazione marmorea bicroma, dell’antico chiostro oggi è visibile solo una parte residua ma molto suggestiva. Le undici arcatelle si raccordano alle esili colonnine in marmo bianco e a quelle più robuste in serpentino verde (queste con fantasiosi capitelli zoomorfi, in buona parte ripristinati, attribuiti al Maestro di Cabestany, nel Rossiglione).
Nel prato davanti al chiostrino è stata collocata nel 2001 un’opera donata da Pina e Giuliano Gori, intitolata «Quattro per Donatello», omaggio di Robert Morris all’artista rinascimentale.
L’ambiente è inserito nel percorso di visita del Museo dell’Opera del Duomo.

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