10 Aprile 2025

Rischio idraulico, necessaria una nuova cassa di espansione dietro l’ospedale per il Vella e tre vasche a Sant’Ippolito per il Ficarello

"Elevato rischio di esondazione per Vella e Ficarello": gli studi spingono il Comune a chiedere alla Regione 2,4 milioni di euro


Una nuova cassa di espansione per il torrente Vella, nella zona vicino al nuovo ospedale, e tre altre vasche di laminazione per il Ficarello a Sant’Ippolito. Sono gli interventi ritenuti prioritari dal Comune di Prato per la messa in sicurezza idraulica del territorio, dopo gli studi commissionati a seguito dell’alluvione del novembre 2023 e di altre successive ondate di maltempo. Studi che hanno evidenziato l’elevato rischio di esondazione di Vella e Ficarello. La giunta comunale ha dunque approvato il progetto di fattibilità per la messa in sicurezza dei torrenti e ha chiesto alla Regione un totale di 2 milioni e mezzo di euro per realizzare le opere, fra rilievi, acquisizione delle aree e lavorazioni.
Per quanto riguarda il Ficarello le tre casse di espansione ipotizzate – per un totale di 135.000 metri cubi di capacità di invaso – sono una subito a valle della ferrovia e due a fianco di via di San Ippolito, a sud di via Visiana. L’intervento sul Vella prevede la realizzazione di una cassa di espansione da 15.000 metri cubi in un’area agricola alle spalle dell’ospedale lungo via Scarlatti e via Edoardo Chiti.
Le zone più a rischio secondo gli studi citati dal Comune sono dunque quelle di Sant’Ippolito e Galciana, vicino al nuovo ospedale – il cui piano interrato finì sott’acqua nel novembre 2023 con danni stimati in 8 milioni di euro. I locali – che ospitano spogliatoi, depositi di beni e tecnologie sanitarie – sono tornati in funzione lo scorso dicembre, dopo un anno di lavori di ripristino curati dal concessionario dell’ospedale. Quanto ai costi, al momento Generali Italia, l’assicurazione della Asl, ha anticipato finora 350.000 euro. Una parte delle spese, non ricomprese nelle polizze assicurative sarà coperta da ristori tramite la Regione Toscana.

Tornando alla mitigazione del rischio idraulico, non è dunque ritenuta sufficiente la cassa di espansione da 25.000 metri cubi di accumulo realizzata dalla Asl quale “compensazione” per la nuova palazzina in costruzione dell’ospedale. Una cassa la cui messa in opera 6 mesi fa ha consentito di riaprire dopo 14 anni di chiusura il vicino sottopasso di via Ciulli, dove nel 2010 morirono annegate 3 donne. In seguito a quell’evento, l’area del nuovo ospedale passò in pochi anni dall’essere considerata a rischio ideogeologico nullo – quando nel 2008 il Comune concesse il permesso a costruire del Santo Stefano senza prescrizione di mitigazioni idrauliche – all’essere inserita nelle zone a rischio idrico elevato. Adesso, 15 anni dopo le morti di via Ciulli e quasi un anno e mezzo dopo l’alluvione del 2023, arriva la richiesta del Comune alla Regione per intervenire nuovamente nell’area.

D.Z.