22 Ottobre 2014

Se l’integrazione passa dall’arte contemporanea: incontro al Pecci con la comunità cinese


Ha chiesto ai cinesi “cosa vorreste che il Centro Pecci facesse per voi?”, e loro hanno provato a rispondere. Erano una trentina i cinesi che ieri sera hanno risposto all’appello del direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci a pensare insieme un nuovo percorso. Trenta cinesi provenienti da alcune delle più note associazioni culturali ed economiche della città e riuniti per la prima volta nell’auditorium del Centro davanti al direttore Cavallucci e agli assessori Faggi, Toccafondi e Mangani.
Un primo, importante lavoro è stato già quello di portarli lì, all’appuntamento con le istituzioni per parlare nel linguaggio universale dell’arte: c’è Associna – l’associazione delle seconde generazioni cinesi; c’è l’associazione buddista e quella di amicizia italo cinese; c’è wang li ping, l’imprenditore cinese della CNA e c’è Luca Zhou, imprenditore adesso a capo dell’associazione culturale Li Sui. Ma ci sono anche associazioni italiane che con i cinesi lavorano e intessono rapporti: c’è DryPhoto, che ha collaborato a organizzare l’incontro; e MeltinPo, con i suoi giovani e giovanissimi delle nuove generazioni.
E il dialogo sull’arte? Proficuo, e soprattutto ricco di tanti spunti diversi.
C’è chi fa un appello all’arte come mezzo per migliorare la condizioni di vita della comunità cinese a Prato, chi suggerisce il coinvolgimento di artisti e istituzioni perché si abbia un’opera che testimoni il rapporto tra le due realtà italiana e cinese, e ancora per dare al Centro un respiro internazionale, magari con scambi tra artisti italiani e cinesi, trasferte nel paese del Dragone e altre contaminazioni.
Un dialogo proficuo, sì: tanto che alla fine è il direttore Cavallucci a riaggiornare l’incontro a breve, chiedendo alle associazioni di coinvolgere un numero ancora maggiore di connazionali. E una promessa: d’ora in poi le scritte del Pecci saranno trilingue: italiano, inglese e cinese.

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