Rebus legale per gli ex azionisti BpVi: potrebbe essere beffato anche chi ha accettato i 9 euro. Intanto Intesa annuncia: “5 miliardi di nuovo credito”


Un intreccio legale in cui è difficile districarsi: si complica l’iter degli azionisti di BpVi che hanno rinunciato all’offerta di transazione e hanno avviato la causa nei confronti della Banca per recuperare i loro risparmi, dopo l’azzeramento delle quote. La liquidazione coatta amministrativa avviata dal Governo con il decreto che ha consegnato la parte sana delle Popolari Venete a Intesa Sanpaolo, ha di fatto congelato le cause in corso e anche chi aveva ottenuto una pronuncia positiva, come l’azienda pratese che aveva visto riconosciuto dal Tribunale di Prato il rimborso di oltre 2 milioni di euro, dovrà ricominciare da capo.

La prima strada: insinuarsi nella liquidazione
L’avvocato Francesco Querci, che assiste un centinaio di risparmiatori, suggerisce di insinuarsi nella procedura fallimentare chiedendo di essere ammessi allo stato passivo, un’azione da compiere entro il 24 agosto. “A questo punto – afferma il legale – bisogna cercare di fare introdurre dei meccanismi di recupero in sede di approvazione del Decreto e affidarsi ai Tribunali che non poche volte sono stati attenti agli interessi dei risparmiatori, spesso recentemente tirati dentro a meccanismi bancari lontani mille miglia dalle loro realtà, sebbene questi marcati illegittimamente dalle stesse banche come “investitori professionali” e con MIFID da speculatori, ritrovando proprio in quei Tribunali quel senso e valore di Giustizia che troppo spesso per giustificare “il corretto andamento del mercato economico e finanziario”, viene abbandonato”.

La seconda strada: l’incostituzionalità del decreto

Difficile potersi rivalere su Banca Intesa Sanpaolo: il decreto del Governo, controfirmato dal presidente della Repubblica, che deve essere convertito in legge dal Parlamento, ha previsto deroghe al codice civile, atte ad escludere dal perimetro della cessione ad Intesa i debiti di BpVi e Veneto Banca nei confronti dei propri azionisti e obbligazionisti subordinati.

È questo uno dei punti contestati da associazioni dei consumatori e alcuni studi legali, che sono pronti a sollevare la questione di legittimità costituzionale del decreto legge. Un’ipotesi che mette però a rischio l’intera operazione di salvataggio delle due banche e che potrebbe aprire scenari ancora peggiori per i risparmiatori.
“Siamo in una fase di stallo – spiega l’avvocato Lorenzo Mannocci, che segue alcuni risparmiatori per Adiconsum -. Finora la nostra associazione ha consigliato una certa prudenza, anche per contenere le spese legali, e ha avviato soltanto alcune mediazioni alle quali la Banca non si è presentata. Se l’insinuazione nella liquidazione coatta amministrativa della Banca andasse a buon fine, non ci sarebbe comunque la certezza che produca un rimborso per i risparmiatori. Stiamo valutando, come altri colleghi, di eccepire la costituzionalità della legge di conversione, qualora non vengano modificati alcuni aspetti che ledono la tutela del risparmio sancito dall’articolo 47 della Costituzione”.

Possibile beffa per chi ha accettato i 9 euro ad azione

La liquidazione coatta potrebbe beffare anche i soci della BpVi che hanno accettato nelle scorse settimane la proposta di transazione e hanno recuperato il 15% dei loro investimenti (9 euro ad azione a fronte del valore originario di 62,50 euro). I commissari liquidatori potrebbero esercitare la revocatoria fallimentare, un istituto che annulla le operazioni compiute dalla Banca nei sei mesi precedenti la dichiarazione di insolvenza: un arco temporale che abbraccia anche l’offerta di transazione.

Intesa Sanpaolo: 5 miliardi di nuovo credito per le aree delle Popolari Venete

Intanto Intesa Sanpaolo ha inviato una lettera ai nuovi clienti confluiti da BpVi in cui si sottolinea che senza l’offerta della Banca, unica presentata nell’asta competitiva indetta dal Governo, “le due banche sarebbero andate in risoluzione con conseguenze drammatiche sull’economia nazionale, mettendo anche a rischio le prospettive di ripresa del paese”. Nella missiva, Intesa Sanpaolo assicura che contribuirà al ristoro parziale degli investitori retail di obbligazioni subordinate e che “metterà a disposizione dell’economia reale dei territori in cui operano le due banche venete un plafond di 5 miliardi di erogazioni di nuovo credito che si sommano ai 50 miliardi già previsti in Italia nell’intero anno”.

D.Z.

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pisolo
pisolo
6 anni fa

Secondo me i soldi delle azioni dovrebbero esere restituiti ( per intero) a coloro i quali sono stati fatti oggetto di coercizione occulta o palese per il loro acquisto. Chi le ha acquistate deliberatamente ha fatto un acquisto incauto e secondo me non ha alcun diritto al risarcimento