21 Novembre 2013

Nove licenziamenti al Pecci. I dipendenti: “Paghiamo per una gestione fallimentare di cui non abbiamo colpe”


Partirà lunedi la procedura di mobilità per 9 dipendenti del museo Pecci. Il taglio del personale riguarda l’area cultura e territorio, che si occupa della sezione didattica, della biblioteca, dell’ accoglienza del pubblico e della guardianìa, servizi che il consiglio di amministrazione del Pecci intende esternalizzare tramite un concorso. A comunicare la decisione ai sindacati e alle Rsa dei lavoratori è stato ieri il sindaco Cenni, nelle vesti di presidente del Pecci. Respinta dunque la richiesta dei sindacati di proseguire il confronto sul piano complessivo di rilancio del museo, prima di affrontare l’ipotesi di esuberi. Il provvedimento, motivato con l’esigenza di ridurre le spese di gestione e ripensare l’offerta dei servizi, è contestato dai dipendenti.

“Lavoriamo al Pecci dal 1988, anno dell’inaugurazione – spiega Barbara Conti della Rsa del Museo Pecci – siamo stati assunti con un concorso a titoli, diversamente dal personale degli altri dipartimenti, assunto a chiamata. Sappiamo che i numeri del Pecci in termini di visitatori e di programmazione sono stati fallimentari, ma il prezzo viene presentato adesso ai dipendenti, che non c’entrano niente”.

L’unica garanzia prospettata ai dipendenti – ritenuta assolutamente insufficiente dai sindacati – sarebbe quella di un punteggio supplementare da riconoscere nel bando alle società disposte a riassumere i dipendenti che saranno licenziati. L’esternalizzazione comprenderebbe anche servizi aggiuntivi come ricerca sponsor e book shop. I lavoratori contestano anche i presunti vantaggi economici dell’esternalizzazione. “La metà di noi lavora part time; il museo sarà ampliato e occorrerà più personale – afferma Barbara Conti -. Dietro questa decisione non c’è nessun piano di rilancio: su questa vicenda il comitato scientifico del Pecci non è stato mai interpellato. Abbiamo tra i 55 e i 60 anni, siamo persone laureate e non abbiamo la copertura della cassa integrazione, che al momento non è stata rifinanziata. Se dovessero scattare i licenziamenti, avremmo grosse difficoltà a ricollocarci”.

Intanto il sindaco e presidente del Museo Pecci Roberto Cenni interviene sulle polemiche legate al bando per l’assunzione del nuovo direttore. Un bando internazionale da 80 mila euro lordi di stipendio annuo, che a due settimane dalla chiusura non avrebbe ricevuto nessuna candidatura. La freddezza, secondo arttribune.com, sarebbe da ricercare nell’assenza nel bando di indicazioni sul budget per organizzare eventi e nella commissione giudicatrice, composta da funzionari di Comune, Regione e Provincia. “Ciò che più conta per questa Amministrazione – afferma Cenni – è la garanzia di accesso a questo, come ad ogni altro bando pubblico per chi intenda cimentarsi in questa attività. No agli amici degli amici o qualsiasi genere di clientela. Ad oggi sono state numerose le manifestazioni di interesse per questo bando ed è presto per dire se queste si trasformeranno o meno nella presentazione di curricula. Di certo rimarremmo sorpresi se di fronte ad una tale apertura da parte di un ente di questa portata si avesse nostalgia di vecchi metodi di selezione. Inoltre, di fronte a funzioni ampliate, sarà più facile per il Centro Pecci individuare e reperire risorse per il conseguimento degli obiettivi”.

L’incontro tra Cenni e i sindacati è avvenuto ieri, e proprio ieri Vittorio Sgarbi, aveva parlato delle sue idee per il rilancio del museo Pecci. “Basta mostre escrementizie” aveva detto Sgarbi. Guarda l’intervista.

Dario Zona

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