I baristi dell’ospedale rischiano il licenziamento: “Ci hanno offerto solo precarietà e stipendi dimezzati”. Appello dei sindacati alla Regione


Tra di loro c’è chi ha inaugurato il bar del vecchio ospedale, nel 1977, lavorando ininterrottamente al Misericordia e Dolce fino a pochi mesi fa. Ma dopo tanti anni di lavoro, per 11 baristi, il trasferimento al Santo Stefano e il passaggio della gestione da Sirio a Serim, ha voluto dire precarietà. Nonostante l’impegno, messo nero su bianco da Regione e concessionario del nuovo ospedale GeSat, a mantenere le stesse condizioni di lavoro e i diritti acquisiti. Invece i baristi si sono visti fare una proposta ritenuta irricevibile: un anno di contratto, al posto del tempo indeterminato; un part time a turno da 30 ore settimanali, anziché l’orario pieno e la perdita di livelli e scatti di anzianità acquisiti. In pratica, lo stipendio sarebe stato quasi dimezzato.

Giovanni Scrozzo, il barista che per protesta a fine gennaio offrì pane e porchetta a medici e infermieri del nuovo ospedale (leggi l’articolo), ha accettato la proposta del vecchio datore di lavoro e si è allontanato dalla famiglia andando a lavorare per alcuni mesi a Udine. Gli altri dieci colleghi, d’accordo con i sindacati, hanno respinto la proposta di Serim e da due mesi convivono con la paura che l’azienda, come annunciato, possa assumere altri baristi pur di aprire quanto prima il bar dell’ospedale. Cgil, Cisl e Uil chiedono che  Regione e Gesat facciano rispettare gli accordi previsti dal protocollo d’intesa siglato prima della costruzione del nosocomio.

“I lavoratori erano disposti a parlare delle condizioni di lavoro, ponendo come pregiudiziale nella trattativa il mantenimento del contratto a tempo indeterminato – spiegano Nunzio Martino della Filcams Cgil, Gianni Elmi Andretti della Fisascat Cisl e Enrico Cecchi della Uiltucs Uil”. “Purtroppo Serim insiste sul contratto di un anno, da sottoporre a verifica dopo 10 mesi con modalità che fanno pensare a Masterchef: una commissione paritetica di rappresentanti dell’azienda e del sindacato. Come se queste persone, che lavorano da oltre 20 anni dovessero dimostrare di saper fare un caffè, mentre l’azienda gestisce macchinette automatiche in varie parti d’Italia, ma non ha esperienze nei bar”.

Domani i sindacati saranno ad un tavolo convocato dalla Regione, per discutere della questione e i lavoratori diserteranno i colloqui con cui Serim aveva intenzione di “accelerare” le selezioni del personale. I dieci baristi, al momento, sono iscritti alle liste di mobilità e percepiscono una indennità Aspi pari all’ottanta per cento della retribuzione, con una copertura di otto mesi per gli under 50 e di 12 mesi per gli ultracinquantenni.

In assenza di soluzioni concrete, sindacati proclameranno nei prossimi giorni una prima giornata di sciopero in concomitanza dell’avvio del bar all’interno del Santo Stefano, riservandosi di estendere la protesta a tutti i servizi del nuovo e vecchio ospedale.

Dario Zona

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pisolo
pisolo
10 anni fa

Questi sono i nuovi schiavisti del duemila : gente a cui interessa solo il profitto ed a cui nulla interessa dei diritti dei lavoratori. Se la gente non comincia a ribellarsi a questi soprusi tra pochi anni ci ritroveremo come agli albori della rivoluzione industriale

MARIA GRAZIA GORI
MARIA GRAZIA GORI
10 anni fa

E’ vergognoso, non si può permettere a queste ditte di fare i loro porci comodi.