3 Aprile 2014

Per non perdersi nei boschi della Valbisenzio basta un click, l’Unione dei Comuni lancia il progetto «Quo Vadis»


Da oggi camminare sui sentieri della Valle del Bisenzio sarà più sicuro grazie al progetto «Quo Vadis». Basta avere uno smartphone, scaricare una app gratuita di geolocalizzazione (ne esistono sia per Ios che per Android) e la sala operativa della Protezione civile di Vaiano sarà in grado di individuare, con un errore di pochi metri, la posizione esatta di chiunque lanci un sos in caso di bisogno. La procedura è semplice: si lancia la app, la quale calcola le coordinate del punto in cui ci si trova, e poi con un clik si può inviare un sms o una email – contenenti in modo automatico tutte le informazioni necessarie a individuare la nostra posizione – alla Protezione civile o fare una telefonata diretta alla centrale operativa.
L’idea è venuta alla Polizia Municipale dell’Unione dei Comuni della Valbisenzio che spesso si è trovata nella situazione di dover ricercare persone perse per i boschi e le montagne nei territori di Vaiano, Vernio e Cantagallo. «Quando ci arriva una richiesta di soccorso per smarrimento spesso abbiamo dovuto chiedere l’intervento degli elicotteri per riuscire a ritrovare persone che avevano perso la strada», afferma Rodolfo Ricò Ispettore della Muncipale valbisentina. Circa un anno fa, per ritrovare due anziani smarriti poco sopra Migliana, si alzarono in volo due mezzi provenienti da Bologna e da Arezzo, e più di 60 persone furono impegnate nella ricerca. «Se gli smarriti avessero avuto un geolocalizzatore li avremmo individuati in un minuto, con una approssimazione di qualche metro», aggiunge Ricò.
Il progetto «Quo Vadis», presentato questa mattina a Vaiano nella nuova sala della Protezione civile inaugurata sabato scorso, non fa altro che sfruttare le nuove tecnologie – «tutte open source e per questo gratuite», sottolineano i promotori – per mettere i soccorritori in condizione di arrivare in tempo a risolvere le emergenze. Tutto questo con poche spese per il contribuente. Gli elicotteri infatti costano, e non poco.
Nell’iniziativa sono coinvolti insieme all’Unione dei Comuni e la Protezione civile anche la Vab e gli scout dell’Agesci di Prato. Questi ultimi, tra i principali utilizzatori dei sentieri della Valle del Bisenzio e del Limentra, testeranno nel prossimo fine settimana questo nuovo sistema. Sabato 5 e domenica 6 aprile infatti, circa trecento esploratori e guide, i ragazzi e le ragazze dagli 11 ai 16 anni della Zona di Prato, saranno impegnati in quello che in gergo scout viene chiamato «Raid». Ovvero una sfida avventurosa con la quale le varie squadriglie, i gruppi nei quali sono divisi i ragazzi, dovranno cavarsela nei boschi e nei sentieri equipaggiati di bussola, telo per ripararsi nel corso della notte e una radio per comunicare. I dodici gruppi partiranno da punti diversi sabato pomeriggio e la domenica si ritroveranno tutti al rifugio Pacini al Pian della Rasa. «Abbiamo accolto subito la proposta che ci hanno fatto la Protezione civile e l’Associazione radioamatori italiani – dicono Alberto Ferrara e Caterina Calistri, tra gli organizzatori del Raid – siamo tra i maggiori fruitori della montagna pratese e pensiamo sia giusto percorrere sentieri in sicurezza, inoltre gli scout non rifiutano le nuove tecnologie, anzi, cercano di insegnare ai propri ragazzi un corretto uso e un utilizzo consapevole degli smartphone e del web».
Per chi volesse provare il sistema di geolocalizzazione consigliamo di scaricare «Sos Localization» per Ios e «My Gps Coordinates» per Android.

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Leonardo
Leonardo
10 anni fa

Mi sembra alquanto ambizioso tale progetto, bisogna che la persona che si perde abbia uno smartfone sul quale deve avere caricato un’app specifica la quale app deve essere avviata manualmente dalla persona in difficoltà ovviamente in zone coperte dal servizio di telefonia mobile. mi piacerebbe sapere con quanti soldi l’Unione dei Comuni ha finanziato tale progetto anche perchè di questi servizi ce ne sono tanti e gratis

Caterina
Caterina
10 anni fa

Come specificato nell’articolo le app utilizzate sono gratuite e gia esistenti.si sfruttano tecnologie alla portata di tutti per salvare vite e abbattere i costi dei soccorsi che sarebbero mirati.per quanto riguarda la rete è un obiettivo della collaborazione con gli scout quello di mappare la copertura.sarà poi un attenzione degli escursionisti,fungaioli ecc munirsi di smartphone o gps se vogliono usufruire dell efficiente servizio della protezione civile. Non ci sono state spese

Filippo
Filippo
10 anni fa

Ben vengano le nuove tecnologie!
ma sopratutto ben venga la cultura del sapere usare i mezzi a propria disposizione!!
quanti ragazzi hanno oggi in tasca uno smartphone e non sanno neanche quali sono le potenzialità di questi dispositivi?

più di una volta mi sono sentito rispondere “ma a me basta che telefoni e che possa mandare messaggi gratis”, e allora che te ne fai di 500€ di telefono in tasca?
scusate lo sfogo da appassionato di tecnologia…

Iniziativa bella, giusta e (conoscendo il mondo scout, dei soccorritori e della gente di montagna) anche economica!

Andrea
Andrea
10 anni fa

Bella iniziativa!
Ricordiamoci che ci sono smartphone da 100€ non importa spendere cifre astronomiche

andrea sperelli
andrea sperelli
10 anni fa

Primo: altamente diseducativo. Se sei in grado di perderti in quelle zone bene che tu stia a casa. Secondo molto pericoloso e potenzialmente potrebbe creare più problemi di quello che risolve: copertura di rete non uniforme, durata delle batterie eccetera sono tutte cose che vanno considerate prima. Senza contare che faccio una corsa in montagna e desidero prendere distanze e tempi e poi riguardare i dati raccolti su Internet, è un discorso. Se vado in montagna con il gps per usarlo veramente al posto di bussola e cartina, allora ne porto almeno due. Si sente parlare sempre si più di sicurezza in ambiente montano e poi si torano fuoro queste boiate. Incredibile.

Righetti A.
Righetti A.
10 anni fa

Non mi sembra proprio una cosa diseducativa ma pericolosa si. Un sistema che deve essere usato per la sicurezza oggi giorno deve avere dei requisiti indiscutibili e un sistema appoggiato sulla telefonia mobile non ritengo che questi requisiti li abbia, a volte si mandano sms e vengono ricevuti dopo ore, sarebbe meglio insegnare ad usare il GPS ormai disponibile su quasi tutti i telefoni di nuova generazione e facendo chiamare qualche numero di emergenza 115 – 118 – etc. e comunicargli direttamente le coordinate almeno parlando con i soccorritori il disperso si tranquillizza.

andrea sperelli
andrea sperelli
10 anni fa

@righettia: quello che tu proponi e che è sacrosanto prevede una formazione, proprio quello che intendevo. Pure il titolo è sbagliato: si tratta di un sistema che serve se ti perdi. Non per non perderti. Inoltre chi ha uno smartphone è in grado a prescindere di conoscere le proprie coordinate gps e quindi comunicarle a 112 o altri o inviarle per sms o email . Insomma ribadisco il diseducativo, appoggio il tuo pericoloso e pensandoci bene aggiungo inutile. Che poi: faye un’analisi della copertura con quali mezzi? Con quale frequenza? Se tra 6 mesi a cantagrilli smette di prendere vodafone e voi avete scritto che invece c’è copertura vodafone perché ieri c’era… bo mi sembra che vi prendiate una bella responsabilità tra l’altro.

mario
mario
10 anni fa

E secondo voi un anziano di 80 anni perso nel bosco è capace do mandare un sms con le coordinate ad un associazione che con sempre è operativa?

Andrea
Andrea
10 anni fa

Che paroloni leggo … “diseducativo” e addirittura “pericoloso”! Mi sembra soltanto un semplice paracadute in più per chi desidera farsi una passeggiata fuori casa. Non è obbligatorio aggrapparvisi come se fosse aria, ma basta sapere che c’è. Hai l’operatore giusto, la batteria carica e puoi usarlo? Ben venga la sua esistenza! Hai il cellulare scarico e l’operatore sbagliato? Comunicherai la tua posizione in altro modo (ovvero come si è fatto fino ad oggi). Non vedo davvero il bisogno di attaccare questo progetto con tanta alacrità.

E l’esempio del signore di 80 anni che si avventura da solo nel bosco, senza conoscere la strada, è un esempio quantomai fuori luogo: pensate che un signore di 80 anni si avventurerebbe di punto in bianco nel bosco senza sapere la strada da percorrere? Non fate i nostri nonni più “grulli” di quel che sono.

pratese
pratese
10 anni fa

Se davvero pensate che quei due anziani smarriti a migliana potevano essere trovati con l’uso di uno smartphone, vi sbagliate di grosso…1 i cellulari non sempre prendono la linea, 2 erano in grado di inviare le coordinate? 3 se sai inviare le coordinate, non credi di essere in grado di tornare a casa?

Marini
Marini
9 anni fa

Avere nel proprio smartphone un’applicazione che possa inviare dati di geolocalizzaione credo sia molto utile soprattutto nel caso di:
– Mi sono perso nel bosco è buio, fa freddo e non vedo la strada di ritorno;
– non mi sono perso ma ho preso una storta o un malore e non sono in grado di camminare;
L’invio di dati gps per il soccorso permette di inviare poche unità di soccorso mirate al punto giusto indicato dall’applicazione.
E’ chiaro che bisogna possedere uno smartphone, (meglio se due), conoscere un minimo di gestione di queste applicazioni, difficili per ora per gli anziani, ma che negli USA, ad esempio, sono molto utilizzati anche da ultrasettantenni.
E’ vero che l’utilizzo di queste metodologie richiede si il segnale telefonico per lanciare il soccorso, che giustamente può non esserci sempre, bisogna però considerare che abbatte la percentuale di rischio nei confronti di chi non utilizza affatto questi dispositivi.