12 Giugno 2014

La crisi colpisce anche i tassisti: licenziate due centraliniste. “Qui Uber non c’è, ma gli abusivi cinesi non si fermano”


“Qui a Prato Uber non c’è ancora, ma ci sono da anni gli abusivi cinesi che lavorano a tutto spiano senza che nessuno riesca a fermare questo fenomeno”. A parlare è Andrea Cannone, presidente della Cooperativa tassisti pratesi, che raggruppa i 32 operatori pratesi. Ieri è stato il giorno dello sciopero europeo contro  il servizio di app «Uber» che consente di affittare auto con noleggio a conducente. Da Milano a Roma, Londra, Parigi, Berlino, Madrid, Barcellona i tassisti hanno sospeso il servizio e bloccato strade e aereoporti. Nessuna mobilitazione a Prato e Firenze, dove ancora la app non si è fatta strada.

Qui però, da tempo i tassisti denunciano la concorrenza sleale orientale: “Ogni giorno vediamo automobilisti cinesi che fanno la spola con la stazione per trasportare connazionali; il problema – spiega Cannone – è che anche le autorità hanno difficoltà a dimostrare che si tratta di un business. Basta che i passeggeri dicano ‘parente’ o ‘amico’ per scagionare un abusivo. Ci vorrebbero maggiori controlli e sanzioni certe”.
La crisi ha colpito anche i tassisti pratesi: la cooperativa da un anno ha licenziato due impiegate amministrative addette al centralino e chi chiama la centrale adesso entra in contatto con il risponditore automatico. “Una scelta dolorosa” commenta il nuovo presidente Andrea Cannone, subentrato a Gianni Bonamici, dopo un periodo caratterizzato da divisioni interne.

Dario Zona

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