25 Dicembre 2014

Ombrone e Bisenzio maleodoranti, Arpat fa chiarezza: “Ecco perchè gli scarichi di acque industriali non depurate finiscono nei fiumi”


Il problema è noto da tempo e recentemente è stato sollevato dal Comitato di Paperino: l’acqua dell’Ombrone inquinata e maleodorante per effetto degli scarichi dei reflui industriali, che in caso di forti precipitazioni vengono deviati – senza essere depurati – nella gora del Palasaccio per poi confluire dopo 4 chilometri nel fiume. Sulla questione fa chiarezza Arpat, che spiega come il fenomeno sia conosciuto e comune a tante altre realtà in Toscana. Il problema è legato al fatto che lo scarico del depuratore di Baciacavallo gestito da Gida, in presenza di piogge intense, non è in grado di trattare le acque reflue, in quanto i collettori fognari trasportano anche le acque meteoriche dilavanti dei tetti, delle strade e dei parcheggi. Le acque eccedenti vengono così scaricate tramite sfioratori o scolmatori, che entrano in azione quando la portata supera tre volte la portata media stimata all’atto della progettazione della rete fognaria. Un modo per evitare guai peggiori, che però crea disagi in diversi punti della città: oltre a Paperino sono ad esempio segnalate acque fluviali maleodoranti a causa dell’apporto degli scarichi fognari non depurati, anche sulla pista ciclopedonale lungo il Bisenzio (vedi scolmatori all’altezza del ponte Datini ed al campo di calcio di Santa Lucia).
Una soluzione a questi problemi ci sarebbe ma richiederebbe notevoli risorse finanziarie: la separazione degli scarichi industriali dalla rete fognaria attuale e dal loro convogliamento diretto agli impianti di depurazione, evitando quindi le scolmature con presenza di inquinanti di tipo industriale.
Gli scolmatori sono stati catalogati dalla Regione Toscana e quelli pratesi, vista l’alta presenza di industrie sul territorio, sono tutti nella fascia B2, quella maggiormente inquinante. Ad oggi gli scarichi da scolmatore “B2”, come da normativa regionale, hanno un regime autorizzatorio provvisorio, e la scadenza della loro “regolarizzazione” è prevista per i primi mesi del 2017.

Leggi l’intervento di Arpat su questo problema.

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