24 Giugno 2015

Asl 4, l’86% dei pazienti con femore rotto operato entro 48 ore. Tra le migliori performance in Italia e Europa


Tempestività ed organizzazione alla base di un modello efficace. Per il terzo anno consecutivo, l’Asl 4 festeggia i risultati sul fronte della gestione dei pazienti anziani che riportano una frattura collo-femore e che necessitano di un intervento chirurgico entro 48 ore dal trauma.

Performance fra le migliori in Italia e in Europa per l’ospedale pratese: lo scorso anno su 464 pazienti, 399 (l’86%) sono stati operati entro due giorni, mentre il restante 14% non è stato sottoposto a intervento per la presenza di altre patologie. Forte la sinergia tra ortopedici, anestesisti e medici dell’emergenza-urgenza.

“Avere dei buoni risultati su un numero elevato di pazienti come il nostro, che si aggira sui 400 o 500 pazienti all’anno – spiega il direttore del Dipartimento gestionale chirurgico, il dottor Giovanni Benelli, coordinatore del percorso operativo -, è un impegno chirurgico e organizzativo importante. E quindi il trend consolidato lo è anche in rapporto all’afflusso di persone che ci troviamo ad operare. C’è da considerare anche che la nostra realtà può contare su un unico presidio ospedaliero, mentre in altre città la casistica viene spalmata su più nosocomi”.

Ma questo non è l’unico fronte su cui l’azienda sanitaria ha ottenuto riscontri più che positivi. Il Dipartimento tecnico chirurgico del Santo Stefano incassa infatti la promozione a pieni voti da parte della Commissione regionale per la Qualità e la Sicurezza: a ottenere l’ok, il 92% dei parametri verificati, a fronte di uno standard minimo rischiesto del 70%. I reparti – fra cui Dermatologia, Oculistica, Senologia, solo per citarne alcuni – insomma funzionano.

“I punti di forza sono stati la validità dei protocolli che noi applichiamo, e molti di questi sono relativi alla sicurezza dei pazienti sia in reparto che in sala operatoria – afferma il direttore del Dipartimento tecnico chirurgico, dottor Marco Scatizzi -. Prescrizioni non ce ne sono state. Come suggerimenti, implementare alcune attenzioni riguardo all’applicazione dei protocolli sulle trombosi venose profonde. Una prassi che già attuiamo ma che può essere migliorata”.

Giulia Ghizzani

 

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