C’è anche Prato nella lista dei 90 comuni italiani che, secondo l’Autorità nazionale anticorruzione, hanno fatto eccessivo ricorso all’utilizzo degli affidamenti diretti negli appalti di servizi e forniture. Secondo un comunicato a firma di Raffaele Cantone, presidente dell’authority, tra il primo gennaio 2010 e il 10 marzo di quest’anno l’Amministrazione comunale pratese avrebbe affidato, in maniera diretta a terzi, senza utilizzare bandi di concorso, l’erogazione di servizi sul proprio territorio per una cifra che si aggira sui 6 milioni e mezzo di euro. In particolare nel campo del sociale, per assistenza nei confronti di bambini e giovani, nei centri diurni e nella consegna a domicilio dei prodotti alimentari. Ci sono anche appalti riguardanti i servizi telefonici e di trasmissione dati e i servizi museali. Secondo Cantone Prato e gli altri 90 comuni capoluoghi individuati dalla ricerca (su un totale di 116 presenti sul territorio nazionale) negli ultimi cinque anni sono stati interessati da “anomali fenomeni di ripetizione contrattuale” in violazione del codice dei contratti pubblici, che invece prevede il ricorso all’affidamento in economia soltanto in alcuni casi specifici. L’Autorità anticorruzione preannuncia un approfondimento istruttorio con riferimento ai Comuni che hanno mostrato uno scostamento significativo dalla soglia consentita. Una notizia questa che arriva nel pieno delle polemiche per i fatti accaduti nella Rsa di Narnali, compiuti da operatori sanitari dell’Asl e di una cooperativa che ha avuto l’affidamento diretto per la gestione di questo servizio. I nuovi gestori della Rsa saranno individuati tramite bando di concorso che sarà istituito secondo le regole del nuovo regolamento comunale sugli appalti, che prevede norme molto stringenti, assolutamente in linea, se non più severe, di quelle prescritte dal Codice nazionale.
Ecco il link al testo del comunicato firmato da Cantone.
