Anche la Procura di Prato indaga sulla Banca Popolare di Vicenza: al vaglio nuove ipotesi di reato


Anche la Procura di Prato indaga sulla Banca Popolare di Vicenza. Se l’inchiesta della Procura di Vicenza, che vede indagati alcuni amministratori tra cui il presidente Gianni Zonin e l’ex amministratore delegato Samuele Sorato, procede per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, gli investigatori pratesi stanno seguendo un filone diverso, che potrebbe portare ad ipotizzare i reati di truffa ed estorsione ai danni di clienti e imprenditori che negli anni e nei mesi scorsi sarebbero stati costretti a comprare azioni della Banca per ottenere finanziamenti e mutui, o per vedersi rinnovate linee di credito.
A portare alla luce le operazioni sospette della Banca Popolare di Vicenza è stata la Banca centrale europea che ha censurato l’aumento di capitale avanzato tra il 2013 e 2014: sugli 1,4 miliardi di euro raccolti, ben 950 milioni sono sono stati ottenuti a fronte di finanziamenti e mutui. In pratica la Banca ha prestato soldi per collocare azioni proprie per quasi un miliardo di euro. Un’operazione vietata dal codice civile, su cui adesso si è puntata anche l’attenzione della Procura di Vicenza.

A Prato gli accertamenti disposti dai pubblici ministeri Canovai e Boscaglia dovranno verificare se nelle more dei contratti stipulati con clienti e soci si possano ravvisare gli estremi per una truffa – reato perseguibile a querela di parte, e alcune segnalazioni sarebbero giunte in Procura – oppure per il reato di estorsione, perseguibile d’ufficio.
Sarà la guardia di Finanza a stabilire se il confine tra una pratica commerciale “spinta” e un illecito penale è stato superato, e in caso affermativo chi dovrà rispondere dell’eventuale reato.

Nei giorni scorsi i sindacati dei bancari dell’istituto vicentino erano intervenuti per chiedere al management di tutelare da un punto di vista legale tutti i colleghi nei cui confronti venga notificata una informazione di garanzia, o sia esercitata azione penale in relazione a fatti compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni”.
I dipendenti chiedono che, come previsto dal contratto nazionale di lavoro, la Banca si faccia carico di eventuali sanzioni pecuniarie e spese giudiziali, e di eventuali risarcimenti nei confronti dei clienti.

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pisolo
pisolo
8 anni fa

Rendteci i quadri di galleria degli Alberti! C’è modo di farsi rendere i quadri da questi Zonin?

Marco B.
Marco B.
8 anni fa

I responsabili, specie se sapevano di truffare deliberatamente, devono pagare. Da che parte sta il sindacato? Tutela anche i dipendenti e i dirigenti che hanno fatto degli illeciti? Che vergogna!