Prato ospita il XXX Congresso nazionale di Telefono Amico: da 50 anni al servizio di chi si sente solo


Ascoltare, non giudicare. E’ quello che fanno tutti i giorni i volontari di Telefono Amico; è ciò di cui si è parlato ieri sera all’Art hotel, con l’inizio ufficiale dei lavori del trentesimo congresso nazionale dell’organizzazione che in Italia ha una ventina di centri sparsi sul territorio e impegna circa 700 volontari nell’offerta di un sostegno psicologico a distanza. All’altro capo della cornetta c’è chi ha bisogno di condividere le proprie angosce e insicurezze, i propri timori. Perchè sono questi gli stati d’animo che nell’esasperazione possono portare a gesti come il suicidio, l’argomento al centro della tavola rotonda di ieri sera, dal titolo “Scegliere di abbandonare la vita: quale prevenzione ?”. Di prevenzione, infatti, si tratta per Telefono Amico, un sostegno al recupero della razionalità che ha il sapore della rinascita, come quella vissuta e raccontata ieri sera da Viktor Staudt, che nel 1999 tentò il suicidio gettandosi sotto un treno. “Quanto vorremmo non esserci” commenta Dario Briccola, presidente di Telefono Amico Italia “perchè vorrebbe dire che non esistono i problemi che quotidianamente i nostri volontari ascoltano al telefono. Ma purtroppo questi problemi ci sono, le richieste sono anzi in aumento, e per fortuna noi da 50 anni proviamo a dare una mano a risolverli, per lo meno a far capire che non si è mai soli”. Il congresso, che si chiuderà domenica, è stato organizzato dal centro pratese di Telefono Amico, gestito dalla sezione femminile della Misericordia. Trentaquattro i volontari impegnati nella nostra città, per una media di 6000 telefonate l’anno. “Se ci concentriamo su Prato, il problema con cui i volontari maggiormente si scontrano è la solitudine delle persone” racconta Maria Petrà, presidente del Telefono Amico di Prato “serate come questa fanno capire che alla base c’è sempre la comunicazione, che è errata o del tutto assente. Noi di Telefono Amico siamo attivi su quel fronte”. L’auspicio formulato durante la tavola rotonda è stato quello di una maggiore sinergia tra i volontari e coloro che in prima istanza entrano in contatto con i problemi (medici generali e insegnanti), per unire la professionalità di questi ultimi alla vocazione all’ascolto dei primi.

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