15 Novembre 2015

Una giornata con gli scout per tornare ad essere Madì, Khalifà e non semplicemente dei “profughi” VIDEO


Hanno avuto la possibilità di dare un nome a Madì, Khalifà e agli altri settanta richiedenti asilo ospitati nella ex scuola Santa Caterina in via San Vincenzo. Gli scout dei gruppi Prato 1 di San Paolo e Prato 5 di Chiesanuova hanno deciso di andare a trovare quelli che normalmente e in modo un po’ superficiale tutti noi chiamiamo “profughi” e di passare una giornata insieme a loro.
Non è stato difficile trovare un punto di contatto tra i ragazzi con il fazzolettone e i loro coetanei africani, pakistani e bengalesi; più che un po’ di inglese e francese masticati a scuola, sono stati i linguaggi universali della chitarra e del pallone ad azzerare le distanze.

“Abbiamo fatto un po’ di conoscenza, all’inizio è stato complicato ma ci siamo divertiti ed è stato un momento molto bello di gioco e di integrazione”, dice Francesca Sizzi, capo clan del gruppo Prato 1. “Sono persone che vivono dietro casa nostra che noi non conosciamo ma che comunque fanno parte della nostra città e del territorio in cui viviamo – osserva il capo scout del Prato 5 Marco Pieraccini –, è stato emozionante far conoscere ai nostri ragazzi le loro realtà, le loro storie e sapere perché sono venuti qua”.

Da oggi, per i ragazzi scout, nella ex scuola di Santa Caterina non ci sono più, semplicemente, “i profughi”, ma Madì, Khalifà e altri 70 coetanei in cerca di un posto dove poter ricominciare.

 

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