Le vesti liturgiche “pratesi” adottate dalla Diocesi per le celebrazioni di apertura del Giubileo FOTO


Il Giubileo della Misericordia si aprirà a Prato domenica prossima con una connotazione legata all’attività tessile del territorio. Il vescovo Agostinelli infatti indosserà, in momenti diversi, le due vesti liturgiche di maggior significatività realizzate a Prato: la copia del piviale donato all’allora papa, oggi santo, Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del 2000 e la copia della casula “Francesco, ripara” donata all’attuale pontefice Francesco durante la sua recente visita.
La copia del piviale (l’originale è conservato in Vaticano) appartiene al Museo del tessuto, che ha accolto la richiesta di prestito alla Diocesi per l’occasione dell’apertura della Porta Santa e quindi del Giubileo; di proprietà della Diocesi, invece, a seguito di donazione fatta dall’Unione Industriale Pratese, la copia della casula di papa Francesco.
Due vesti molto diverse dal punto di vista della tecnica tessile ma accomunate dall’eccezionalità. Il piviale del 2000 è infatti realizzato con un tessuto che sposa tradizione e contemporaneità sia nella sua composizione (lurex e filati sintetici per la trama, seta per l’ordito) che nel disegno; la casula del 2015, invece, utilizza la ricostruzione moderna di un panno del XIV secolo, effettuata, grazie alle carte di Francesco di Marco Datini, dal Museo del tessuto con il sostegno di Pratotrade, consorzio dell’Unione Industriale Pratese, e grazie all’impegno dell’Associazione Ex Allievi dell’Istituto Buzzi. Luminoso e ricco di colori il piviale, sobria e lineare, con tratti stilistici che rimandano sia al medioevo che alla contemporaneità, la casula: entrambi carichi di significati fortemente simbolici dal punto di vista sia religioso che dell’identità del distretto.
“Come Unione Industriale Pratese siamo orgogliosi delle iniziative che abbiamo promosso e che hanno portato la Prato tessile nella dimensione della Chiesa e dei suoi più alti rappresentanti – commenta il presidente dell’associazione Andrea Cavicchi -. Tessuti e capi di questa levatura rappresentano una sfida che il nostro distretto ha raccolto con entusiasmo, forte delle competenze di cui dispone e nella consapevolezza di realizzare qualcosa di davvero speciale. Il tessuto della casula di papa Francesco, in particolare, ha impegnato fortemente tecnici, studiosi, imprenditori e lavoratori. E’ stato così possibile, grazie anche al supporto di Pratotrade, rimettere in produzione in chiave industriale un tessuto medievale, con un’operazione di cui non si conoscono precedenti”.
“Il Museo del tessuto ha il privilegio di possedere la copia del piviale del Giubileo del 2000, che ben volentieri abbiamo prestato alla Diocesi per questa occasione eccezionale – aggiunge il presidente del Museo Francesco Marini – Abbiamo inoltre anche un’ulteriore copia della casula donata a papa Francesco, esposta in questi giorni nel contesto della mostra che celebra i 40 anni del Museo. Sono opere straordinarie in se stesse e per il loro significato, un patrimonio che il Museo del tessuto custodisce per conto di tutti i pratesi. E’ bello però che queste vesti vengano anche utilizzate, e che ciò avvenga in una circostanza così importante e particolare.”

Il piviale di Giovanni Paolo II
Il piviale fu realizzato ed offerto in dono al pontefice dagli imprenditori pratesi, a nome della Diocesi e di tutta la città di Prato. L’utilizzo per il tessuto di fibre come la seta e di materiali tecnici come il lurex fanno sì che il piviale pesi soltanto un chilo e mezzo. Il modulo decorativo tessile è quello della porta, metafora cristologica dell’apertura e della comunicazione tra la città degli uomini e la città di Dio, piano terrestre e piano celeste. Simbolica anche la lettura da dare ai colori: il rosso, l’oro, il blu appaiono “riflessi” terreni della potenza divina che si manifesta nel Sacrificio (rosso), nell’Incarnazione (blu) e nella Gloria (oro) che ne rappresenta l’elemento unificante. La confezione, pur rimanendo fedele alla tradizione ecclesiastica, si avvicina a quella di un mantello essenziale, la cui caratterizzazione è data dalla preziosità del tessuto. Il disegno del tessuto e la progettazione e realizzazione del modello sono dell’Atelier X Regio di Venezia.

La casula di papa Francesco
La casula donata all’attuale pontefice è chiamata “Francesco, ripara”, dalle parole rivolte dal crocifisso di san Damiano a san Francesco, invitato a riparare la chiesa. E’ stata confezionata utilizzando la ricostruzione moderna di un “panno” del XIV secolo, effettuata dal Museo del tessuto di Prato con il sostegno di Pratotrade, consorzio dell’Unione Industriale Pratese. A fornire le indicazioni tecniche sono state le carte di Francesco di Marco Datini. Il colore riprodotto è ad oggi solo il rosso scarlatto, che va ad aggiungersi alla versione in bianco naturale della fibra interamente di lana. L’ornamento è ispirato al crocifisso di San Damiano,introdotto in sinopia in rosso sul bianco. Il panno, sebbene abbia caratteristiche tecniche antiche e peculiari, è sorprendentemente simile ai continuatori moderni della sua stessa tipologia, che hanno in Prato il loro polo produttivo di eccellenza a livello mondiale. Il modello, concepito anche questo dall’Atelier X Regio, si richiama alle casule tardo medievali ma è assolutamente nuovo, studiato appositamente per la tipologia di tessuto. Le cuciture sono state effettuate interamente a mano con punti dritti e decussati; il panno è tagliato “a vivo”. Il paramento è nel segno del nome Francesco, che rimanda sia al pontefice che al grande santo patrono d’Italia. Ma anche Datini si chiamava Francesco ed è con una “f” stilizzata che venivano individuati i colli oggetto dei suoi commerci. Una sigla di rustica eleganza ricamata in spago e filo di canapa, inequivocabilmente medievale ed ispirata alla “f” di Datini, è stata posta sul retro della casula, nel fondo dell’ornato posteriore.

Le altre operazioni di Prato nelle vesti liturgiche 
Oltre alla casula “Francesco, ripara” e al piviale  per il Giubileo del 2000, nel 2004 sono stati realizzati a Prato i paramenti per il matrimonio dell’allora erede al trono di Spagna, oggi re, Felipe di Borbone e di Letizia Ortiz; le vesti per i 10 cardinali, i 120 vescovi e i 500 sacerdoti intervenuti alla dedicazione della chiesa di san Pio da Pietrelcina; infine, il parato di santo Stefano per la Diocesi di Prato in occasione del 350° anniversario della sua istituzione.

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