16 Gennaio 2016

Chiusura del distretto sanitario Prato-Ovest, San Paolo alza la voce contro Comune e Asl: “Basta giocare a nascondino. Vogliamo una Casa della Salute”


“Abbiamo bisogno di risposte dalla politica. La gente è stanca: vogliamo vivere in un quartiere normale. Non chiediamo il lusso, ma servizi minimi essenziali dignitosi. Non siamo cittadini di serie B”.

San Paolo torna ad alzare la voce e punta il dito contro Comune, Regione ed Asl. Il pomo della discordia è la riorganizzazione dei servizi socio-sanitari di zona dopo la chiusura, lo scorso anno, del distretto Prato Ovest di via Clementi e il trasferimento di parte delle prestazioni nei locali della Pubblica Assistenza di via dell’Alberaccio. Una soluzione provvisoria che non è in grado, però, di far fronte alle necessità dei circa 18mila cittadini che si rivolgevano al vecchio centro sanitario e rispetto alla quale il quartiere intende giocare la carta di un progetto per la realizzazione di una sorta di “Casa della Salute”: un fondo sfitto, di proprietà di privati, già individuato nell’area e che potrebbe accogliere – oltre alle funzioni sanitarie del rimpianto distretto – anche impianti sportivi e strutture culturali.

Il piano è stato già illustrato all’Amministrazione comunale a maggio 2015 ma da allora, spiegano i cittadini, riuniti al circolo di via Cilea, nulla si è mosso.

“Non posso dire molto al momento, essendo in trattativa con privati – spiega Fernando Masciello, storico residente del quartiere e promotore del piano ‘alternativo’ per la rinascita del distretto Prato Ovest – ma se andasse in porto questa soluzione, tutta San Paolo ne trarrebbe un vantaggio concreto. Il nuovo polo potrebbe tornare ad ospitare i servizi socio-sanitari, oltre ad una piscina o un campo da calcio e una biblioteca. Spazi, insomma, aggregativi, che avrebbero un impatto positivo sull’area. La ‘Casa della Salute’, o in qualunque altro modo la si voglia chiamare, si inserirebbe perfettamente nel contesto locale, anche da un punto di vista della viabilità e dei parcheggi. Di questo vogliamo discutere con il sindaco Biffoni e con il Governatore Rossi oltre che con Asl. Basta giocare a nascondino”.

La speranza è che non si ripeta l’esperienza della petizione popolare, con oltre 1300 firme raccolte per impedire la serrata del punto di via Clementi, finite poi nel dimenticatoio. Intanto, però, continuano i disservizi per malati, disabili e anziani, costretti a scontare sulla propria pelle anche la carenza di collegamenti con altri distretti o strutture assistenziali e con lo stesso ospedale Santo Stefano.

“Spesso mi attacco al telefono per prendere l’appuntamento per i prelievi ma è impossibile – rimarca Raffaele Lipari -: il centralino è perennemente occupato. Tutto questo è assurdo”.

“Mia moglie ha un tumore e dovrà a breve iniziare un ciclo di chemioterapia – racconta Salvatore Cartolano -. Dovrà quindi sottoporsi a controlli settimanali, con esami del sangue frequenti. Come facciamo a confrontarci con questo servizio, assolutamente scadente e inadeguato? Ci mettono in crisi. Già è dura affrontare la malattia – conclude -, dover anche sottostare a certe situazioni, con i prelievi effettuati in uno stanzino di 10 metri quadrati, è inaccettabile. Non ci stiamo”.

Sulla questione interviene il sindaco Matteo Biffoni, che tiene a precisare come la realizzazione del distretto socio-sanitario – la strutturazione e collocazione del polo – dipenda strettamente dalle decisioni dall’Azienda Sanitaria Locale: il Comune, dichiara il primo cittadino, si rende ad ogni modo disponibile a discutere con il quartiere degli ambiti di propria competenza.

“Stiamo parlando di un immobile di un privato – chiarisce Biffoni – su cui noi stiamo ragionando per vedere se si può portare a termine un’operazione urbanistica. Se mai questa operazione andrà in porto, potremo confrontarci con gli abitanti su quello che è di stretta competenza dell’Amministrazione: una biblioteca, un campo sportivo o qualunque altro elemento di riqualificazione della zona, ma per quanto riguarda il distretto socio-sanitario Prato-Ovest le competenze e le decisioni strategiche di medio e lungo periodo ricadono esclusivamente sull’Asl”.

Giulia Ghizzani

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pisolo
pisolo
8 anni fa

Cari signori,
le vostre ragioni sono sacrosante, tuttavia tali rivendicazioni si inseriscono in una miriade di rivendicazioni inasoltate, anzi direi peggio, snobbate con l’indifferenza di chi crede e spera che lasciando cadere i problemi essi vengano risolti dal tempo, che come si sa è galantuomo. Non vi rendete conto che le promesse agli esodati, sulla flessibilita’ in uscita dal lavoro, sulla soluzione del problema di mancanza di occupazione dei giovani, della mancanza di personale nelle ASL vengono risolte facendoci scorrere sopra il tempo? Gli esodati in questi anni dalla riforma Fornero si sono dimezzati, i pensionandi che speravano di raggiungere una finestra di uscita si stanno avvicinando con il passare del tempo alla scadenza naturale del loro periodo lavorativo, nelle aziende ospedaliere alla mancanza di personale si ovvia con il raddoppio del lavoro per quelli che ci sono, intimandogli di non lamentarsi perchè devono ritenersi fortunati ad avere uno stipendio. I medici scioperano per il rinnovo del contratto, ma tanto anche se non gli danno niente , quando hanno scioperato un giorno, due , tre poi devono comunque tornare al lavoro. In poche parole soldi non ce n’è e se in una casa soldi non ce ne sono io mi posso anche arrabbiare a bestia, ma non posso comprarmi il necessario. Il popolo italiano non è entrato ancora nell’ordine di idee che non c’è piu’ niente di scontato, che i diritti possono anche esserci ma se non si hanno risorse per supportarli di fatto è come che non ci fosssero. L’unica cosa per cui le risorse vengono trovate sono per gli stipendi dei politici e per opere pubbliche inutili quanto costose con potenziamenti di piste di aereoporti che non servono a nulla o costruzioni di ospedali che ci fanno regredire di qualche decennio nella qualita’assistenziale. Le conclusioni tiratele voi.