Il cerchio aperto il 24 novembre 2014 con la missione in città della commissione parlamentare di inchiesta sulla contraffazione, si è chiuso oggi con la presentazione della relazione sui dati del fenomeno a Prato. La relazione, illustrata dall’onorevole Susanna Cenni del Pd, ha preso spunto dagli incontri con le istituzioni, le categorie economiche e i rappresentanti della giustizia. A Prato le quasi 5mila aziende cinesi producono 705 milioni di euro di fatturato, che rappresenta l’11% del pil provinciale. L’indagine stima in 20-25mila i lavoratori cinesi impiegati nel settore del tessile, dei quali solo 11mila registrati ufficialmente. La concorrenza sleale incide sul fenomeno della contraffazione. Nei primi 10 mesi del 2014 sono stati sequestrati a Prato 40467 prodotti contraffatti e oltre 9 milioni di metri quadri di tessuto irregolare. E’ difficile quantificare quanto pesi la contraffazione in termini economici nel nostro distretto, ma la relazione testimonia come Prato sia in Italia la città con l’ammontare più alto di rimesse tramite money-transfer, che toccano quota 5500 euro all’anno per ogni straniero residente.
Tracciabilità dei prodotti, difesa del made in, coordinamento del sistema doganale per impedire arrivi di prodotti e tessuti contraffatti sono le armi di difesa individuati dalla commissione, che chiede norme europee più severe e pene maggiori per chi opera nel sistema contraffazione.
“Dalla relazione emerge che a Prato c’è un sistema forte di contraffazione, ma anche una reazione di istituzioni e forze dell’ordine. Questo è lo snodo di una dimensione che riguarda tutto l’abbigliamento e il made in Italy e dall’esperienza di Prato possiamo pensare di far partire un percorso che porti al cambio di alcune norme e leggi – ha detto l’onorevole Susanna Cenni – un aiuto per combattere il fenomeno potrà arrivare anche dai controlli che sta svolgendo la Regione”.
