La Banca Popolare di Vicenza ha chiuso il 2015 con una perdita di 1,4 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al rosso del 2014: ovvero 758 milioni. Il bilancio è stato approvato ieri dal consiglio di amministrazione che ha anche rivisto il piano industriale 2015 – 2020. Sul consuntivo pesano gli accantonamenti e le rettifiche dovute alla pulizia dei bilanci, a seguito dell’intervento della Banca centrale europea che ha chiesto maggiori garanzie. Ma pesa anche la fuga dei correntisti; se infatti i soci da mesi – dopo la svalutazione delle quote da 62,5 a 48 euro – vedono le proprie azioni congelate in attesa dello sbarco in Borsa, molti correntisti hanno chiuso i conti. La raccolta diretta della Banca, ammonta infatti a 21,9 miliardi di euro, in flessione del 23,3% rispetto al 2014. Una riduzione che la stessa Popolare di Vicenza addebita a “fenomeni che hanno interessato la Banca in corrispondenza di eventi straordinari (perquisizione della Guardia di Finanza a fine settembre 2015) e il sistema bancario nel suo complesso (effetto mediatico decreto salva banche a fine dicembre)”.
I crediti deteriorati verso la clientela sono saliti di 1,1 miliardi a 5,3 miliardi con l’indice di copertura dei crediti deteriorati pari al 42,41% (37,9% a fine 2014). Il patrimonio netto della Banca, per effetto della perdita di esercizio, scende da 3,7 miliardi di euro a 2,5 miliardi.
La Popolare di Vicenza comunica di aver completato la ricognizione sui finanziamenti concessi a fronte di acquisto di azioni proprie. Una modalità censurata dagli organismi di vigilanza che avevano contestato l’inserimento di queste azioni nel conteggio del patrimonio di vigilanza, e in alcuni casi – come avvenuto a Prato – finita nel mirino della Procura che indaga per il reato di estorsione (leggi l’articolo).
Il totale dei finanziamenti “correlati” all’acquisto di azioni BpVi è di 1,1 miliardi. A fronte di tali finanziamenti e dei rischi associati, sono state effettuate rettifiche di valore per 466 milioni e accantonamenti al fondo rischi e oneri per 352,6 milioni.
La banca ha confermato l’aumento di capitale fino a 1,5 miliardi di euro da sottoporre all’Assemblea Straordinaria dei Soci. Un rafforzamento che sarà fondamentale per raggiungere livelli di copertura patrimoniale adeguati: il Cet 1 è infatti attualmente al 6,65%, tra i più bassi del sistema creditizio italiano, e con l’aumento di capitale dovrà raggiungere il 12%, al di sopra del target Bce fissato al 10,25%.
Il nuovo piano industriale 2015 – 2020 prevede interventi più incisivi di contenimento dei costi, tra cui la chiusura entro giugno 2016 di circa 76 sportelli, dopo i 74 già chiusi lo scorso anno; ma anche la cessione di partecipazioni non strategiche, tra cui ICBPI e SAVE con la realizzazione di plusvalenze per complessivi 184 milioni. La luce in fondo al tunnel è prospettata al 2018 con utile netto superiore ai 200 milioni, con previsione di arrivare a 300 milioni nel 2020.
E tutti erano a ossequiare Zonin e c. Poveri pratesi senza spina dorsale e dignità’.