16 Febbraio 2016

Banca Popolare Vicenza, crolla il valore delle azioni: recesso fissato a 6,30 euro. I soci perdono il 90% dei loro investimenti


Il prezzo di recesso per le azioni della Banca Popolare di Vicenza è di appena 6,30 euro. A fissarlo, sentito il parere del Collegio Sindacale e della società di revisione, è stato il consiglio di amministrazione della BpVi.

Si tratta di un autentico bagno di sangue per i soci dell’istituto: il valore delle azioni, da 62,50 euro era sceso nell’aprile scorso a 48 euro. E adesso, dopo la pulizia dei bilanci imposta dalla Bce, le inchieste della magistratura e la fuga dei correntisti, c’è un vero e proprio crollo che porta a 6 euro e 30 centesimi il valore stimato delle azioni. I soci, in meno di un anno, perdono così quasi il 90% dei loro investimenti. Chi possedeva la quantità minima di quote (100 azioni) passa da un valore nominale di 6250 euro ad avere in portafoglio appena 630 euro.

Un brutto colpo anche per la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato che detiene 354.766 azioni e in pochi mesi vede svalutare la partecipazione da 21,4 milioni di euro ad appena 2,2 milioni, con una perdita secca di oltre 19 milioni di euro.
La presidente della Fondazione Fabia Romagnoli assicura che almeno nell’immediato non ci saranno ripercussioni sulle erogazioni al servizio della città, ma l’effetto comporterà da subito una riduzione significativa del patrimonio netto dell’ente.
Soltanto cinque giorni fa, nell’incontro con i soci pratesi al teatro Politeama il direttore generale Francesco Iorio aveva chiesto fiducia, non nascondendo che si sarebbe trattato di “un punto di ripartenza basso”. Ma aveva evitato di dare delle cifre. La Banca – adesso – comunica anche come esercitare il diritto di recesso, ma in pratica fa sapere che sarà impossibile liquidare i propri soci prima dello sbarco in Borsa.

Il 5 marzo l’assemblea dei soci sarà chiamata a votare il pacchetto per il salvataggio delineato dal management, e approvato dallo stesso cda di ieri, per evitare il commissariamento: i tre passi chiave sono la ricapitalizzazione da 1,5 miliardi garantita da Unicredit, la trasformazione in spa e la quotazione a Piazza Affari.
A favore voterà la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato: “La BpVi è ancora la banca di riferimento del territorio e il commissariamento sarebbe un grave problema per la città” – afferma la presidente Fabia Romagnoli.
Gli azionisti e i soci che non avranno votato a favore della trasformazione in spa, avranno la possibilità di esercitare il diritto di recesso, ma come detto, la Banca – alla luce della precaria situazione patrimoniale e tenuto conto delle indicazioni di Bankitalia, ha deliberato di limitare i rimborsi.
Le azioni di coloro che avranno esercitato il diritto di recesso saranno offerte agli altri azionisti ed eventualmente, successivamente, sul mercato.
I soci non capiranno le sottigliezze finanziarie, ma molti di loro – che hanno perso quasi tutti i loro investimenti – condivideranno la metafora levatasi giovedi scorso al Politeama: “Ci hanno venduto Brunello di Montalcino e invece era aceto”.

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Pincopalla
Pincopalla
8 anni fa

Ovviamente per questo furto legalizzato nessuno pagherà. Come sempre.

Adriano
Adriano
8 anni fa

Almeno se era ACETO il fantino e che aceto

Giulia
Giulia
8 anni fa

Questo è il vero “Sacco di Prato”.

Emanuele
Emanuele
8 anni fa

Sì, Giulia, ma questa volta ci sono precise responsabilità dei pratesi: la vecchia dirigenza della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, l’ex sindaco Cenni, una certa classe imprenditoriale…

Roberto
Roberto
8 anni fa

Cenni?! E Biffoni che, diventato sindaco, non ha fatto altro che lisciare Zonin fino a che il “vinaio” è rimasto in carica? E adesso perché non denuncia con forza questo “Sacco di Prato”?

Antonella
Antonella
8 anni fa

Gli unici che in questi anni hanno avuto il coraggio di dirle alla Popolare di Vicenza sono stati i Vescovi: prima il Simoni (fu l’unico a stigmatizzare pubblicamente l’incorporazione di Cariprato), poi Agostinelli, che riuscì ad ottenere il mantenimento del Monte dei Pegni. Gli altri esponenti della città dove sono?

Adriano
Adriano
8 anni fa

I Veneti sono peggio dei lanzichenecchi hanno portato via soldi e opere d’arte,andiamo a riprendere ciò che è nostro nelle cantine di Zonin

Luciana
Luciana
8 anni fa

Forse se i dirigenti della vecchia cassa di risparmio di prato,parlo di 30 anni fa, avessero gestito la banca in modo corretto la banca sarebbe ancora in mano ai pratesi e non in mano a chi ha cercato di portare via quello che di buono era rimasto! Loro lanzichenecchi e noi bischeri e a quel tempo molto presuntuosi per non dire peggio! Partendo dalla storia della banca e dalla gestione che i pratesi attuarono non ci stupiremo del presente!

pisolo
pisolo
8 anni fa

Ridateci i quadri, predatori di opere d’arte!

Adriano
Adriano
8 anni fa

Risparmiatori di Prato:terra di conquista prima For You Banca 21 pugliese poi fregature MPS poi BPV per poi passare sopra alle fregature di lavoro dove abbiamo investito che ci aspetta ora?…..

Sauro Giuseppe Bessi
Sauro Giuseppe Bessi
8 anni fa

Sarebbero molte le cose da chiarire specie sul comportamento degli ex amministratori BPV, a partire dall’ex presidente. Sappiamo che non si può aggredire i loro patrimoni per gli errori commessi, ma se ci fosse malafede?
Comunque oggi i problemi sono di chi ha il possesso delle azioni. Io spero che tutti abbiano equilibrio e pensino di poter con il tempo acquisire capitali maggiori di quanto è oggi il valore. Affossare la BPV è semplicemente sbagliato. Quindi conviene dare fiducia ai nuovi amministratori, na nesso stesso tempo chiederli altrettanti atti di fiducia verso la nostra città. Alcune cose sono state dette in assemblea. Restituire i QUADRI alla Città, ritornare ad indicare la banca come CARIPRATO,rimanendo ovviamente nel gruppo BPV, trovare i modi per rendere più appetibile la sottoscrizione ai soci. Tutto il resto è contorno che aiuta si a qualche sfogo più che giustificato, ma non porterebbe nessun vantaggio a chi ha già perso. Saluti