20 Settembre 2016

Dialogo tra Vannino Chiti e il vescovo Agostinelli sull’incontro tra laici e cattolici in politica VIDEO


«Siamo orfani della Democrazia Cristiana?» Chiede il direttore de La Nazione Pier Francesco De Robertis al vescovo Franco Agostinelli e al senatore Vannino Chiti. L’occasione è la presentazione del nuovo libro dell’ex presidente della Regione Toscana – organizzata dalla consigliera regionale Ilaria Bugetti – che si è tenuta in Palazzo vescovile lunedì 19 settembre. Da tempo Chiti sta portando avanti una riflessione sul rapporto tra laici e cattolici in politica. La sua analisi parte dall’unità d’Italia per arrivare a capire la situazione di oggi. «Vicini e lontani. L’incontro tra laici e cattolici nella parabola del riformismo italiano», il titolo del volume scritto dal senatore pistoiese, laureato in filosofia, laico e studioso del movimento cattolico.

E inevitabile dunque, la domanda di De Robertis a monsignor Agostinelli, presente all’incontro organizzato in forma di dibattito aperto al pubblico. «Bisogna vivere il momento attuale – ha detto il Vescovo rispondendo al direttore – e forse ora non è più il momento. I tempi cambiano e non si può rimpiangere il passato, si rischia di vivere in un mondo virtuale perché il presente ci fa paura. Non rimpiango l’unità dei cattolici in politica, rimpiango la passione politica di un tempo, l’impegno per l’organizzazione della cosa pubblica, del bene comune». A sinistra esiste il Partito Democratico, formazione politica pensata come casa comune dei riformisti progressisti credenti e non credenti, una situazione del tutto nuova in una Italia dove dal risorgimento in poi le due anime sono sempre state divise, in primis dalla storia. «Nel Pd l’amalgama c’è stata?», chiede De Robertis a Chiti. «Il Pd è nato con questo obiettivo – ha affermato il senatore – ma abbiamo ancora bisogno di costruire valori forti e condivisi, propri di una stessa appartenenza politica. E poi servono regole che funzionino, che indichino chiaramente diritti e doveri dei militanti e degli elettori. Ma su questo punto il Pd è avanti, oggi è l’unico vero partito in Italia e dispiace che a destra non sia altrettanto».

Si è parlato anche di come riuscire a fare sintesi, all’interno di uno stesso partito, su temi eticamente sensibili. Il primo riferimento è stato all’eutanasia e al caso avvenuto in Belgio dove è stata praticata addirittura su un minorenne. «Per le questioni legate alla bioetica ci vuole prudenza e riflessione – ha esordito Vannino Chiti -, un partito di fronte a questi temi deve lasciare libertà di coscienza ma avere allo stesso tempo una linea politica. E all’interno di una posizione, condivisa, si può far appello alla coscienza. In questo caso io credo sia importante dare la possibilità all’individuo di fare testamento biologico, poi, sulla sua decisione va trovato un punto di equilibrio con il parere dei medici». Nel suo intervento monsignor Agostinelli usa una metafora: «Dobbiamo essere come gli alberi, possiamo cambiare le foglie ma le radici devono rimanere le stesse. Ecco, il principio della sacralità della vita è la radice. Non possiamo rinunciare a questo, non dobbiamo far vincere la cultura dello scarto: ciò che non serve o non funziona si butta. Papa Francesco su questo punto è stato molto chiaro». Sul primato della persona e sulla sua dignità, Chiti si è detto concorde: «No alla svendita della persona, no all’accanimento terapeutico – ha osservato – e questo lo ha detto anche Pio XII parlando ai medici italiani. Quando nelle famiglie ci sono persone gravemente ammalate il primo pensiero va all’aiuto che possiamo dare loro per non lasciarle sole». «Qui ci troveremo sempre d’accordo – ha concluso il Vescovo – perché per me queste non sono problematiche di carattere confessionale ma di tipo sociale, a me interessano come cittadino e questo vale anche per l’aborto».

 

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