19 Ottobre 2016

Approvata la legge contro il caporalato, pene più severe e confisca dei beni. Biffoni: “Segno di civiltà” VIDEO


“La nuova legge contro il caporalato è segno di una volontà forte di difendere la legalità, la dignità dei lavoratori, la concorrenza leale per un mercato sano. Non possiamo tollerare che nei nostri territori ci siano schiavi, nei campi e nelle aziende e provvedimenti come la confisca dei beni sono strumenti utili per salvaguardare i lavoratori, soprattutto le fasce di popolazione più debole, e per tutelare le tante, tantissime aziende italiane che lavorano con correttezza rispettando la legge e la dignità delle persone”. Così il sindaco di Prato Matteo Biffoni, delegato Anci immigrazione, ha commentato il via definitivo della Camera alla nuova legge contro il caporalato voluta dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
La nuova legge prevede pene non solo per il caporale, ma anche per le imprese che sfruttano il lavoratore: fino a sei anni di carcere (che possono arrivare a otto se c’è violenza o minaccia) per chi commette il reato d’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Oltre al carcere, il ‘caporale’ è punito anche con una multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, che possono arrivare fino a 2.000 euro per ogni lavoratore se vi è l’aggravante della minaccia o violenza. Queste le novità principali.
I recenti fatti di cronaca hanno dimostrato come anche la Toscana non è immune dalla vergogna del caporalato: “La magistratura ha fatto un lavoro eccellente anche sul nostro territorio, con inchieste importanti che hanno stroncato questo fenomeno odioso. Adesso c’è una legge adeguata che indica con coraggio la responsabilità del datore di lavoro, con pene fino a sei anni di reclusione, otto se lo sfruttamento si accompagna a violenza”. La nuova legge approvata al Senato lo scorso agosto e adesso anche dalla Camera riscrive la norma precedente con un inasprimento delle pene, la confisca dei beni, l’arresto in flagranza e l’estensione del fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato: “Sono soprattutto le fasce di popolazione più povere e indifese le vittime del caporalato e tra queste tante volte le vittime sono migranti e richiedenti asilo: l’istituzione del reato di caporalato e l’estensione del Fondo antitratta alle vittime sono atti di civiltà. L’eccellenza della produzione enogastronomica italiana deve essere difesa dalla vergogna del caporalato”.

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