10 Novembre 2017

Trattativa ex dipendenti BpVi, appello della Cgil a Intesa: “L’acquisizione sta dando risultati positivi, incomprensibile che paghino pegno i lavoratori”


Alla vigilia del nuovo incontro sindacale con i vertici di Intesa Sanpaolo, sulla trattativa legata ai contratti dei dipendenti ex BpVi e Veneto Banca, la Cgil di Prato prende posizione per chiedere garanzie, in un momento in cui l’istituto di credito inizia ad apprezzare i benefici dell’acquisizione delle Popolari venete, andata in porto grazie ai sostanziosi contributi pubblici.
Nei giorni scorsi sono stati infatti resi noti i risultati raggiunti dal gruppo Intesa nell’ultimo trimestre: utili sopra le attese, quotazione del titolo in rialzo, riduzione dei crediti deteriorati, la conferma della distribuzione di 10 miliardi di euro di dividendi.

“Risultati “brillanti” – commenta la Fisac Cgil – anche grazie al contributo pubblico di 3,5 miliardi (cash ed esentasse) ottenuto dal Governo per “neutralizzare” l’impatto dell’operazione di acquisizione delle ex banche venete, delle quali Intesa ha preso soltanto la “parte buona e sana”, lasciando alla bad bank i crediti deteriorati e gli NPL. Lunedì riprenderà, dopo alcuni giorni di pausa, una difficile trattativa tra azienda e sindacati per l’“ingresso” dei dipendenti delle 2 ex Venete nel gruppo. Sarebbe di difficile comprensione una soluzione che vedesse le lavoratrici e i lavoratori pagare “pegno” per un’operazione che invece sta dando risultati positivi all’azienda e agli azionisti”.

La Fisac Cgil sottolinea che Intesa ha avuto un ulteriore contributo pubblico (anche questo cash ed esentasse) di poco meno di 1 miliardo e 300 milioni di euro per aprire il fondo di prepensionamento per 4000 dipendenti (1000 dalle ex venete e 3000 da Intesa), che generalmente viene finanziato dal fondo di categoria e non dallo Stato.

Queste le richieste del sindacato: “Noi chiediamo che i lavoratori non siano penalizzati, che Intesa confermi i lavoratori a tempo determinato (in moltissimi casi colleghi assunti tramite “collocamento obbligatorio” e con 2/3 anni di servizio alle spalle) e che ricomprenda anche i lavoratori della società “Immobiliare Stampa”, che faceva capo all’ex Banca Popolare di Vicenza, lasciati fuori dal perimetro Intesa (che conta oltre 65.000 dipendenti) e per i quali il futuro è molto incerto”.

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