20 Aprile 2020

Confcommercio valuta di impugnare il «decalogo anti-contagio» della Regione: «Così non si riparte»


Se queste sono le procedure con le quali affrontiamo la “fase 2”, la ripartenza diventa impossibile.
È decisa Confcommercio Pistoia e Prato nel commentare l’Ordinanza numero 38 del 18 Aprile 2020 della Regione Toscana, che prevede un vero e proprio «decalogo anti-contagio», che coinvolge attività produttive già aperte e da aprire, nonché negozi.

«Fra le varie disposizioni contenute emergono l’aumento della distanza interpersonale di 1, 80 m fra lavoratori e fra clienti all’interno delle attività, la responsabilità per i datori di lavoro di verificare che i propri dipendenti non presentino sintomi collegabili al virus, la gestione di sempre più operazioni di sanificazione a carico della singola impresa – scrive Confcommercio Prato e Pistoia -. È incomprensibile l’atteggiamento dell’amministrazione regionale che invece di sostenere la ripresa, continua ad aggravare la situazione degli imprenditori di regole e oneri in eccesso. Soprattutto non ha senso che si prevedano da ora in poi regole più dure rispetto a quelle applicate dalle disposizioni nazionali per tutte le aziende rimaste fin da subito in attività anche nelle prime settimane d’emergenza, pur in assenza di un oggettivo aggravamento della situazione sanitaria che, seppur seria, è comunque in miglioramento. Fra queste, la misura minima di distanziamento sociale di un metro che in Toscana diventa di 1,80 m».

«Le imprese hanno bisogno di aprire e di operare riducendo sì al minimo i rischi, ma con condizioni di fattibilità che ad oggi non vengono prese in considerazione – continua l’associaizone -. A testimoniare tale evidenza è la scelta di numerose librerie e negozi di abbigliamento per bambini che non hanno riaperto, nonostante il DPCM del 10 Aprile lo consentisse. Il motivo è l’impossibilità di operare coniugando simili direttive regionali e, allo stesso tempo, in assenza di reali aiuti che sostengano gli esercizi nell’affrontare gli oneri che gli sono chiesti. Se da un lato la Regione nei suoi comunicati stampa manifesta un miglioramento della condizione sanitaria toscana, dall’altra utilizza l’articolo numero 3 del Decreto del Presidente del Consiglio con il quale dà la facoltà ai Governi regionali, “in relazione a specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario verificatesi nel loro territorio o in una parte di esso”, di introdurre misure ulteriormente restrittive».

Sul queste basi la giunta esecutiva di Confcommercio si è confrontata e ha deciso di affidare ad un legale la verifica dell’Ordinanza e la presenza di elementi formali che ne determinino l’impugnazione. «L’Ordinanza del 18 Aprile è l’esempio evidente di come non si debba impiantare una riapertura.
Il danno che queste modalità di regolamentazione determina per il tessuto economico è immenso e condannerebbe irrimediabilmente le nostre aziende», conclude Confcommercio Prato e Pistoia. Questa la posizione dell’associazione a livello provinciale. I vertici regionali hanno invece firmato il protocollo preliminare del «Patto di responsabilità per la sicurezza e la ripresa» della Regione.

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roberto
roberto
4 anni fa

…ah beh, se così stanno le cose, complimenti a rossi & co. … della serie Ponzio Pilato gli fa un baffo… buttano giù regole su regole su regole senza pensare alla realtà dei fatti e così se ne lavano le mani… eccerto, quando mai hanno veramente lavorato in vita loro a contatto con la realtà di ogni giorno ???
Prima dovrebbero lavorare 5 anni di fila a fare tutti i lavori più umili, a pochi spiccioli l’ora, poi forse avrebbero diritto di ciarlare e scrivere regole…
questa è l’Italia, la povertà assoluta è dietro l’angolo, per un virus che dati alla mano ad oggi uccide i soggetti molto deboli e gli altri sono quasi immuni/portatori sani … però si rende praticamente impossibile riaprire. Avanti così, ma se non si lavora finisce la pacchia anche per chi governa, ed il buco sta diventando voragine a cielo aperto.