Ditta cinese dona 10mila test sierologici alla Provincia di Prato, che li condivide coi comuni: ecco su chi saranno fatti


Parte lo screening della provincia di Prato per verificare in che misura il Covid-19 sia circolato nella popolazione pratese. Grazie alla donazione di 10mila test sierologici che una ditta di import export cinese, la Oulide della contea di Wencheng, ha fatto alla Provincia, la prossima settimana partirà un’indagine di sieroprevalenza su determinate categorie di persone in maniera omogenea tra i sette comuni.

I primi ad essere scansionati saranno i volontari che hanno prestato servizio socio-sanitario negli ultimi due mesi presso le varie associazioni; poi toccherà ai sanitari non dipendenti pubblici (co.co.co; Partite iva); dipendenti delle pubbliche amministrazioni con mansioni sia di front che di back office; farmacisti e addetti alla distribuzione alimentare; anziani con badanti presso il proprio domicilio. I test partiranno sabato prossimo nel comune di Poggio a Caiano e saranno effettuati, per l’appunto, sui volontari della locale Misericordia, nella sede dell’associazione. La modalità di somministrazione dei test sulle altre categorie di persone “è ancora in divenire e da organizzare”, chiarisce il presidente della provincia Francesco Puggelli.
L’indagine è effettuata grazie alla collaborazione di tutti i sindaci e del Dipartimento di Igiene dell’Università di Firenze. “Il primo esempio che viene in mente, quando si parla di questo tipo di indagini, è il comune di Vo’, che ha effettuato 2.500 test sierologici sulla propria popolazione residente. In confronto, questo, è una vera e propria potenza di fuoco”, afferma il professor Guglielmo Bonaccorsi (il comune di Vo’ in Veneto conta una popolazione di 3.300 abitanti; la provincia di Prato supera i 250mila abitanti NdR). “Certo non sarà un campione rappresentativo della popolazione pratese – specifica il professor Bonaccorsi -, sarebbero occorse, in tal caso, altre risorse umane ed economiche. Abbiamo scelto di fare una riflessione sul rischio a cui sono state esposte quelle categorie di persone che rischiavano di partecipare allo screening con un certo ritardo”.

Sia il presidente della Provincia Puggelli che il professor Bonaccorsi, infatti, insistono sul punto della tempestività, per distinguere questo tipo di screening da quello che la Regione sta già effettuando all’incirca sulle medesime categorie di persone: “I nostri dati si integrano a quelli della Regione – dicono – e permetteranno di effettuare i test più velocemente, perché già abbiamo i kit”.

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