21 Maggio 2022

Tracce donatelliane: una terracotta della bottega del maestro è in San Niccolò

L'opera potrebbe essere più vicina di quello che si potesse pensare al grande maestro e alla cerchia ristretta dei suoi collaboratori, secondo la ricostruzione del direttore dei Musei Diocesani Claudio Cerretelli


Con la mostra di Donatello a Palazzo Strozzi a Firenze e l’attribuzione dell’ “occhio” nella chiesa di San Francesco, siamo andati sulle tracce donatelliane in città. Forse non tutti sanno che la terracotta con la Natività collocata dentro San Niccolò è di scuola donatelliana e non solo: secondo la ricostruzione del direttore dei Musei Diocesani di Prato Claudio Cerretelli (sopra nel video), potrebbe essere più vicina a Donatello e alla sua bottega di quel che fino ad ora si pensava. Tutto parte dalle due terrecotte di opera del grande artista in mostra attualmente a Palazzo Strozzi a Firenze, la Madonna del seggiolino del Victoria and Albert Museum di Londra e la Madonna Piot del Louvre, alla base di due gruppi di stucchi raffiguranti la Natività nel quale il prototipo donatelliano fu rielaborato da un allievo o da un suo stretto collaboratore, forse il padovano Bartolomeo Bellano. Del primo gruppo che ne è disceso fanno parte gli esemplari conservati al Museo Bardini di Firenze: la Madonna è volta verso sinistra e San Giuseppe in basso si affaccia ad osservare il figlio.

 

Una delle due Natività conservate al Museo Bardini di Firenze

 

Uno dei migliori esemplari del secondo gruppo di rilievi è quello in terracotta policromata presente nel conservatorio di San Niccolò di Prato. In questa tipologia la Madonna è volta verso destra e dietro di lei spunta San Giuseppe, addormentato, col gomito sinistro puntato sulla roccia e il volto appoggiato sulla mano; all’opposto, le teste del bue e dell’asino e il Bambinello nudo.

 

La Natività del San Niccolò di Prato

 

Anche questa seconda versione è presente negli Staatliche Musen di Berlino e a Villa Bardini, ma solitamente se ne descriveva come prototipo quello conservato nell’Art Institut di Chicago. E’ però significativo il fatto che nel museo americano si ritenga oggi che il loro stucco policromato derivi da un prototipo in terracotta che viene individuato proprio nell’esemplare di Prato, l’unico noto che utilizzi questo materiale. Questa ipotesi accresce notevolmente l’importanza dell’opera di San Niccolò, da accostare alla stretta cerchia donatelliana.
In assenza di documentazione precisa, si presuppone che questa terracotta centinata – tipicamente da devozione privata – provenga dalla dote di qualche monaca di San Niccolò.

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